Bollate, la nuova vita di Santa: "La mia alba di solidarietà"

Il compagno morì a Linate. Adesso la donna porta il cibo ai poveri

Santa Meli raccoglie il cibo a Milano e lo consegna alle famiglie bisognose di Bollate

Santa Meli raccoglie il cibo a Milano e lo consegna alle famiglie bisognose di Bollate

Bollate (Milano), 30 dicembre 2018 - Fra le storie che l’hinterland milanese regala per questo fine 2018, una in particolare è da raccontare. È quella di Santa Meli, la vedova bollatese della strage di Linate - il suo compagno, Francesco Moscatello, morì insieme ad altre 117 persone la mattina dell’8 ottobre 2001 -, chiude l’anno portando una sporta di spesa agli “ultimi” e rivolgendo un grazie ai carabinieri «sempre presenti, sempre con la mano pronta per un saluto». Non si sente sola Santa, quando all’alba ogni mattina percorre due chilometri a piedi fino alla stazione dove prende il bus per recarsi alla sede dell’associazione benefica “Pane Quotidiano onlus” di viale Toscana a Milano: una realtà che si occupa di assicurare cibo ai bisognosi.

«Bollate è una città sicura, mi sento scortata, accompagnata ogni mattina - dice Santa -. Ogni giorno incontro i carabinieri sul mio tragitto. Esco alle quattro meno dieci, percorro via Dante, via Repubblica e poi via IV Novembre. Di fronte al bar Centrale prendo il pullman delle 4.32. Scendo a Cadorna e prendo il bus per Porta Genova, se lo perdo cambio tragitto. In tutto impiego un’ora e tre quarti, lo faccio da un anno, dal lunedì al sabato, compreso Natale. Tutto è iniziato quando un giorno alla fine del mercato settimanale di Bollate, ho visto frugare tra i rifiuti persone che facevano a metà di un arancio ammaccato». Prima Santa con il suo carrello pieno di caffè caldo e panini andava all’aeroporto di Linate, dove ha lavorato per 15 anni, perché sapeva che li dormivano tanti senzatetto. Le forze dell’ordine la scambiavano per una clochard e spesso doveva mostrare i documenti e farsi riconoscere. «Non mi importava - dice la donna -, aiuto tantissima gente, lo faccio perché mi piace, per rendermi utile. Se riesco con quello che mi rimane dalla pensione (poco più di 1.000 euro) faccio qualche gesto di solidarietà, ma è troppo poco per le famiglie che magari non possono fare la spesa. A Bollate ci sono tanti anziani in grande difficoltà, con 520 euro di pensione minima in tasca non si può fare un granché. Porto loro prodotti che scadono nel giro di due-tre giorni, buoni per fare un pasto». Oggi ha portato pane, ricotta, banane, cachi, succhi, verdura, c’è anche il latte. Le famiglie a cui distribuire le ha calendarizzate, con uno squillo di telefono le avverte di passare e loro arrivano.

«Per me non tengo nulla, male che vada una michetta - spiega Santa -. Mi costa fatica? Ho 36 anni di contribuiti alle spalle, da due anni sono in pensione, sono abituata ad alzarmi presto, non mi pesa, anche il giorno di Natale ero in fila al Pane Quotidiano per portare il panettone a una signora molto anziana. Ad aiutare mi sento fortunata, mi sento una regina rispetto alla disperazione che vedo intorno. I miei amici oggi sono i clochard, gli invisibili, i papà separati, le persone sole».