Bollate, all'avanguardia il Pot all'ex ospedale: inedite terapie per le lesioni complesse

In via Piave

Ida Ramponi

Ida Ramponi

Bollate (Milano), 31 agosto 2019 - Nuove terapie per le lesioni complesse al Pot di via Piave 20, l’ex ospedale Caduti Bollatesi. Sono state più di 12mila le prestazioni per lesioni complesse eseguite nei primi sei mesi del 2019 negli ambulatori specialistici della Asst Rhodense: 6.189 a Rho e 5.988 nel presidio di Bollate. I mesi di maggior afflusso sono stati quelli primaverili, probabilmente con l’arrivo della bella stagione le persone hanno fatto più movimento incorrendo, nella maggior parte dei casi, in cadute o piccoli incidenti domestici. Numeri importanti, tenuto conto che quando si parla di lesioni complesse, si fa riferimento a ferite che richiedono un livello di valutazione accurato e una cura specifica.

In questo quadro l’Azienda ospedaliera ha adottato l’innovativa terapia dinamica complementare LumiHealTM, già attiva all’ambulatorio per il trattamento delle lesioni complesse del Pot. Come funziona? Pur non entrando nel dettaglio tecnico, il sistema è composto da un gel topico arricchito con molecole fluorescenti (cromofori) che fungono da foto-convertitori quando sono esposti ad una lampada multi led. Nel procedimento viene sfruttata la combinazione tra la potenza della luce, la sua fluorescenza e l’ossigeno: illuminando determinati cromofori si innesca una cascata di reazioni biologiche a livello molecolare che ripristinano e riavviano il processo di guarigione delle ferite.

«Com'è intuibile questa tecnologia è tale che fra un paio di anni i pazienti potrebbero essere in grado di curarsi direttamente da casa, perché si tratta di un sistema molto semplice e alla portata di chiunque – commenta Ida Ramponi direttore generale dell’Asst rhodense – È tutto molto semplice e i costi sono veramente molto bassi, specialmente se paragonati a quelli di altri trattamenti in uso oggi e, soprattutto, i tempi di guarigione vengono molto ridotti».

In questa direzione i risultati finali degli studi effettuati e i casi clinici già affrontati dimostrano che il sistema biofotonico adottato è facile e sicuro da utilizzare e ha un impatto positivo sulla riduzione del dolore e sul rischio di infezioni. Ha dunque tutte le carte in regola per diventare un’opzione ottimale per il trattamento e la gestione di lesioni di difficile guarigione e ferite croniche, che costituiscono il 4% dei costi totali del Servizio sanitario nazionale.