Bollate, il deputato Boniardi: "La Gdf ha messo le mani anche dove non doveva"

Il leghista Fabio Boniardi commenta così la lunga perquisizione all’interno della sua azienda

Fabio Boniardi

Fabio Boniardi

Bollate (Milano), 28 agosto 2020 - Le Fiamme gialle di Genova sono andate via all’alba. «Hanno messo le mani anche dove non dovevano». Così il deputato della Lega Fabio Boniardi, consigliere comunale a Bollate (in lista anche per le prossime amministrative di settembre, sempre a Bollate) e assessore alla Sicurezza a Garbagnate Milanese, ieri mattina, al termine della perquisizione alla Boniardi Grafiche srl a Milano, azienda familiare di cui è socio. I finanzieri hanno passato al setaccio la tipografia e l’ufficio del deputato, in merito all’inchiesta sui fondi del Carroccio e sul presunto riciclaggio dei 49 milioni.

La perquisizione è avvenuta dopo l’autorizzazione a procedere concessa dal Parlamento a inizio agosto. «Hanno disatteso completamente l’atto della Camera e agito come se quell’atto non ci fosse - insiste Boniardi -. Ho alzato le mani e lasciato facessero tutto quello che volevano, hanno acquisito anche documenti che non c’entrano nulla con l’indagine. Non abbiamo nulla da nascondere». Boniardi, che non è indagato, aveva eletto domicilio presso la tipografia e quindi lo scorso dicembre non era stato possibile procedere con la perquisizione.

Mercoledì i finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria, guidati dal colonnello Maurizio Cintura, sono tornati alla tipografia e hanno acquisito sia documenti cartacei che informatici su disposizione del procuratore aggiunto Francesco Pinto e del sostituto Paola Calleri. Attualmente l’unico iscritto nel registro degli indagati è l’assessore regionale Stefano Bruno Galli, accusato di riciclaggio. I pm sospettano che, in qualità di numero uno dell’Associazione Maroni presidente, abbia «compiuto operazioni su una parte delle somme di denaro provento dei reati di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, commessi da Umberto Bossi e Francesco Belsito».

Circa 450mila euro sarebbero stati erogati dalla Lega Nord all’Associazione Maroni Presidente come contributo per l’acquisto di materiale a sostegno delle campagne del partito. Nelle carte si parla di manifesti elettorali e volantini commissionati a due aziende: la Nembo srl e la Boniardi Grafiche. I magistrati, però, ipotizzano che tutte o parte delle prestazioni fatturate nei confronti dell’Associazione non siano davvero avvenute. E che invece Galli, in qualità di presidente, abbia fatto rientrare i soldi in altri conti correnti riconducibili al Carroccio sotto forma di erogazione liberale.

Il parlamentare finora ha sempre negato ogni ricostruzione. «Torno a ricordare che né io né l’azienda siamo inquisiti - conclude Boniardi -. Abbiamo ampiamente dimostrato alla magistratura, con tanto di fatture dei corrieri, che il lavoro per la campagna elettorale dei sindaci è stato fatto, imballato e spedito. Circa 300 spedizioni nei 40 giorni della campagna elettorale sono una dimostrazione».