Droga e rapine, il lato oscuro di Bollate

Dal boss Mandalari all'officina bunker dell'inchiesta "Fumo&Piombo"

La Guardia di Finanza ha sgominato una banda di trafficanti

La Guardia di Finanza ha sgominato una banda di trafficanti

Bollate (Milano), 18 marzo 2018 - Quel territorio lasciato “libero” da Vincenzo Mandalari, capo ‘ndranghetista della locale. Dal 2010, dopo gli arresti dell’inchiesta Infinito, cos’è successo a Bollate? Di tutto. L’operazione Fumo&Piombo, che ha portato alla luce l’attività illecita nell’ex officina bunker di via XXIV Maggio, base di un grosso giro di spaccio, è solo l’ultimo episodio di una lunga serie di fatti criminali.

 Nel 2013 i carabinieri della tenenza di Bollate mettono le manette a 4 componenti della banda italo-albanese che vuole gestire il traffico di droga. In un appartamento di via La Cava, frazione Cascina del Sole, avevano un arsenale con fucili e pistole sofisticate. Il covo era nella stessa frazione dove il boss Mandalari aveva trasformato abusivamente alcuni capannoni industriali in appartamenti, dove si trova l’ex cava Bossi, dagli anni Novanta al centro di indagini e denunce per il sospetto di attività illecite legate alla movimentazione della terra. A gennaio 2016, sempre in via La Cava un albanese di 21 anni, pregiudicato, viene ferito al volto da un colpo di arma da fuoco: un ammonimento secondo gli inquirenti. Maggio 2017: un’operazione della Finanza di Varese porta all’arresto di 14 persone, accusate a vario titolo di far parte di un’associazione per delinquere che fa capo alla famiglia catanese mafiosa dei Laudani, tra questi spicca un bollatese e una società a lui legata. Oltre a cessioni di quote elusive, creazioni di fondi fittizi e mancati versamenti di Iva, l’indagine fa emergere grossi giri di denaro per assicurarsi l’assegnazione dei lavori di restyling di alcuni supermercati.

E ancora, a gennaio è stato arrestato il bollatese Edoardo Novella, classe 75, figlio di Carmelo, già reggente della struttura di ‘ndrangheta denominata Lombardia, ucciso in un agguato il 14 luglio 2008 a San Vittore Olona. L’ordinanza arriva al termine delle operazioni Linfa e Kerina 2, che nei mesi prima avevano portato all’arresto di 13 persone, la maggior parte di origini calabresi, indagate per associazione finalizzata al traffico e alla detenzione di stupefacenti.

«Esistono due filosofie di pensiero, quella che dice “La mafia non esiste” e quella che afferma “La mafia in Lombardia? C’è sempre stata”, come a dire che comunque la si guardi, questa è la normalità. Di normale, invece, non c’è proprio nulla e bisogna reagire», la chiosa di Claudio Cusin del comitato “Uniti contro le Mafie” di Bollate e del gruppo consiliare Per un’altra Bollate, che venerdì sera a Villa Sioli a Senago, insieme a Davide Mattiello della Commissione antimafia della Camera, ha fatto il punto sulle infiltrazioni mafiose nel territorio. A conferma che l’ombra della criminalità organizzata cambia faccia, ma resta ben radicata dov’è. «Prepariamo un’interrogazione consiliare per capire come si stia muovendo l’amministrazione contro il fenomeno - dice Cusin -. Insisteremo con la richiesta di rimozione dei cartelli pubblicitari della società coinvolta nell’inchiesta sui supermercati del 2017».

Circa gli ultimi arresti, il sindaco Francesco Vassallo commenta: «L’amministrazione che può fare? Poco e nulla se non ringraziare le forze dell’ordine per il lavoro di intelligence svolto».