L'azienda di Bollate: “detective” a caccia di batteri

Analisi dei cibi e controlli di qualità al laboratorio della Csi

Un interno del laboratorio

Un interno del laboratorio

Bollate (Milano), 11 agosto 2018 - Dopo  le uova contaminate con l’insetticida Fipronil, l’insalata con sospetto contagio di salmonella o il più recente caso dell’acqua in bottiglia con un’alta concentrazione di idrocarburi aromatici, il dubbio che gli alimenti che quotidianamente portiamo in tavola siano salubri è lecito. A Bollate c’è un laboratorio specializzato nei test sul “food”. Qui, quotidianamente, vengono eseguite tutte le prove necessarie per verificare la sicurezza di alimenti e la conformità Moca, ovvero il materiale e gli oggetti che entrano a contatto con gli alimenti.

Il responsabile del laboratorio “Food Packaging Materials” di Csi, società del gruppo IMQ, è Alberto Tuffarelli e racconta come funzionano i controlli. "Nel laboratorio facciamo analisi chimiche per la verifica dei parametri nutrizionali – spiega Tuffarelli –, effettuiamo la ricerca di contaminanti chimici organici, inorganici e microbiologici, realizziamo studi di “shelf life” per la definizione della data di scadenza. E poi facciamo analisi in ambito enologico per i prodotti a marchio D.o.c. e D.o.c.g., consumer test per sondare il gradimento dei prodotti alimentari, verifica della conformità di tutti i Moca alle legislazioni nazionali e internazionali e valutazione dei parametri fisici per la valutazione delle performance di un packaging alimentare". Cosa cercate? "A volte si tratta di verificare un parametro a fronte di una criticità o un’allerta – dice il responsabile del laboratorio –, altre volte si tratta di controlli del fornitore di materie prime, semitrasformati o prodotti finiti alimentari. La capacità di operare analiticamente su diverse matrici ci permette di trattare molti alimenti e per le problematiche più varie. Per questo motivo non è possibile parlare di frequenza o periodicità di analisi, potrebbe però essere confortante per la filiera e per il consumatore sapere che effettivamente si può parlare di attività di controllo quotidiana".

Cosa puà succedere invece se un alimento contaminato finisce nel piatto del consumatore? "I rischi più frequenti – spiega Tuffarelli – possono andare da semplici manifestazioni di ipersensibilità a forme di allergie più gravi o intossicazioni immediate o sul lungo periodo, a seconda delle quantità ingerite. Tuttavia, quando l’alimento supera i controlli per essere immesso sul mercato e arriva sui banconi del supermercato, non vuol dire che il rischio di contaminazione sia nullo".

Ecco come proteggersi dai rischi di intossicazione: "È fondamentale prestare attenzione a quello che si compra e a come lo si conserva – entra nel dettaglio – per evitare qualsiasi rischio di intossicazione alimentare. Da quando si va a fare la spesa a quando ci si mette a tavola". Infine, qualche consiglio: controllare sempre la data di scadenza e la modalità di conservazione degli alimenti. Arrivati al banco dei surgelati, possibilmente a fine spesa, si consiglia di fare il possibile per evitare di interrompere la catena del freddo. I cibi contaminati spesso possono sembrare normali e inodori, ma per assicurarsi che non siano a rischio di contaminazione, è fondamentale cucinarli alle giuste temperature. I batteri più pericolosi vengono uccisi a tra i 60 e gli 80 gradi. Per capire se carne, pollame e uova siano ben cotti, esistono termometri da cibo in grado di garantire una giusta cottura.