Bollate, meno due all’appello serale: ancora evasioni dal carcere

Non rientrano dall’attività esterna. I sindacati: "Ormai è una moda"

Il direttore Massimo Parisi con la presidente della Camera Laura Boldrini

Il direttore Massimo Parisi con la presidente della Camera Laura Boldrini

Bollate (Milano), 4 aprile 2017 - Quattro evasioni in un solo mese. Dal “carcere modello” di Bollate. E gli agenti lanciano l’allarme: "Ormai sta diventando di moda l’evasione". Le ultime nella giornata di domenica. Due detenuti romeni ammessi all’attività di volontariato al di fuori del carcere in base al regime dell’articolo 21 (che prevede anche il lavoro esterno) non sono rientrati in cella. Sarebbero dovuti tornare dietro le sbarre alle 19.30 ma da domenica sera di loro si sono perse le tracce.

Proprio come un paio di settimane fa, quando un altro detenuto italiano non è tornato nell’istituto di pena dal lavoro esterno. Un recidivo, peraltro, perché già era evaso nel luglio scorso e soltanto a febbraio era stato riammesso a riprendere il beneficio dell’occupazione all’esterno del carcere. E mercoledì scorso ancora un’evasione. Un detenuto che aveva avuto un permesso premio per andare a Parma e trascorrere una giornata insieme ai familiari. Sarebbe dovuto rientrare in cella per le 22. Ma da quando ha lasciato il carcere di Bollate al mattino, di lui non si hanno piu notizie. Svanito nel nulla come tutti.

A denunciare l’ennesima "falla del sistema" è Giuseppe Bolena, segretario regionale dell’Osapp (Organizzazione sindacale autonoma di polizia penitenziaria): "Ormai nella seconda casa di reclusione di Milano Bollate si stanno palesando problematiche sempre più preoccupanti. Questo sta diventando un carcere troppo autoreferenziale, qui la direzione si preoccupa più di apparire, più di non intaccare la bella immagine di carcere modello, e intanto i problemi concreti non vengono affrontati". A cominciare dal primato negativo: "È il carcere con il peggior rapporto detenuti-agenti in tutta Italia - fa i conti il sindacalista -. Ci sono solo 400 agenti per 1.100 detenuti". Fra loro, 150 ammessi al cosiddetto articolo 21. A loro sono destinati non soltanto una sezione a parte rispetto al detentivo comune ma anche un apposito reparto della polizia penitenziaria. "Peccato, però, che ci siano solo 18 agenti per garantire il controllo 24 ore su 24 tutti i giorni dell’anno in istituto e, sulla carta, dovrebbero pure monitorare i detenuti all’esterno - lamenta Bolena -. Con queste forze riusciamo a malapena a fare sporadici controlli al mattino ma la sera, nell’orario in cui i detenuti devono rientrare, resta scoperta. E il rischio di evasioni aumenta. Finché la direzione non rafforzerà il reparto, il problema continuerà".