Baranzate, la morte di Stefano: il mistero resta

Neanche l’autopsia chiarisce il motivo del decesso del giovane, scomparso da casa e trovato con lo sterno rotto in un campo otto giorni dopo

Stefano Marinoni

Stefano Marinoni

Baranzate (Milano), 17 luglio 2019 - L'autopsia sul corpo di Stefano Marinoni, il 22enne di Baranzate, scomparso il 4 luglio e ritrovato senza vita il 12 luglio in un’area campestre, tra Arese e Rho, ai piedi di un traliccio dell’alta tensione, si è conclusa senza «fornire risultati determinanti in merito al decesso». Il mistero sulla morte del giovane uscito di casa con la scusa di incontrare degli amici dunque resta. Stando a quanto si apprende, serviranno ulteriori accertamenti clinici e analisi sul corpo per determinare le cause della morte, e i risultati si avranno solo fra alcuni giorni. Fin dalla prima ispezione del medico legale sul corpo del 22enne non erano stati individuati evidenti segni di violenza ma una frattura allo sterno. Secondo i carabinieri della Compagnia di Rho è possibile che Marinoni si sia arrampicato sul traliccio e abbia deciso di lanciarsi nel vuoto. Se lo scenario dovesse essere confermato, la lesione potrebbe essere dovuta allo schianto al suolo. Tuttavia accanto al corpo non è stato ritrovato nient’altro: nessun biglietto, corda o altri oggetti che possano far pensare ad un suicidio.

L'autpsia eseguita all’istituto di medicina legale di Milano tuttavia non ha fornito elementi utili per confermare questa ipotesi. Ma non ha dato neppure indicazioni che possano far pensare ad un aggressione. Gli investigatori stanno cercando di ricostruire i giorni precedenti alla sparizione del 22enne, e quelli successivi, fino al ritrovamento. Il giovane, infatti, è stato trovato lontano da casa, in una zona periferica, dopo una settimana dall’ultima volta che era stato visto dai familiari, doveva rientrare per cena, ma non è andata così. I carabinieri hanno sentito alcuni testimoni e stanno anche cercando di capire per quanto tempo l’auto del giovane sia rimasta parcheggiata ad Arese prima di essere individuata dalla polizia locale, non lontano dal corpo. Accanto non c’erano tracce del passaggio di altre persone. Nella tasca dei pantaloni di Stefano i carabinieri hanno trovato le chiavi della Smart e sotto il sedile lato guidatore c’era il telefonino che aveva  spento appena uscito dalla casa. Poco distante delle pietre che non sono state repertate perché non ritenute elementi collegati all’inchiesta. Nel fascicolo del pm Mauro Clerici ci sono invece i tabulati telefonici che tuttavia non hanno fornito nessuna traccia da far pensare che Stefano avesse appuntamento con qualcuno. Tutti le ipotesi rimangono aperte.