Baranzate, Delpini consacra la chiesa di vetro

L'arcivescovo di Milano ospite alla "Nostra Signora"

Monsignore Delpini nella chiesa di vetro

Monsignore Delpini nella chiesa di vetro

Baranzate (Milano), 16 aprile 2018 - L'arcivescovo di Milano Mario Delpini ha consacrato dopo i restauri  la chiesa Nostra Signora di Baranzate, meglio nota come la “Chiesa di Vetro”, unica per la sua particolare architettura d’avanguardia. Costruita tra il 1957 e il 1958 per volontà del cardinale Montini, divenuto in seguito Papa Paolo VI, la chiesa benedetta da quest’ultimo il 7 novembre 1958, non fu mai consacrata. Per la prima volta calcestruzzo armato, elementi prefabbricati, ferro e vetro venivano impiegati nell’architettura sacra grazie al progetto dell’edificio, assolutamente innovativo per quegli anni, a firma degli architetti Angelo Mangiarotti, Bruno Morassutti e Aldo Favini. Ieri mattina puntualissimo, anzi con qualche minuto di anticipo, monsignor Delpini è stato accolto all’oratorio di Baranzate dal prevosto don Carlo Chiesa insieme ai sacerdoti della comunità pastorale, al sindaco Luca Elia in fascia tricolore e a tanti bambini. A salutare l’alto prelato anche don Maurizio Pessina parroco di Bollate e don Paolo Steffano della parrocchia di Sant’Arialdo.

Alle 10 l’ingresso in una chiesa gremita di fedeli di ogni nazionalità monsignor Delpini ha dato il via alla messa di consacrazione, che ha un valore speciale per la comunità di Baranzate dato che proprio quest’anno ricorrono i 60 anni della Chiesa di vetro. «Siamo in tanti in questa casa, genti da tutto il mondo sono accolte in questo tempio di luce», le parole di don Carlo che hanno preceduto la consegna simbolica delle chiavi della chiesa all’arcivescovo. «La religione non è una pillola di antidolorifico per una umanità dolorante, non è la pratica di una legge per sentirsi meglio», con queste parole Delpini si è rivolto ai baranzatesi durante la celebrazione sottolineando che nella «casa rinnovata non ci sono più stranieri, ma fratelli e sorelle», l’arcivescovo ha voluto ricordare l’impegno di «don Carlo, dei progettisti, dei tecnici, e tutta la gente di oggi e di 60 anni fa che hanno voluto e amato questo luogo».

Per anni l’edificio, che dal 2002 è sotto la tutela del Ministero per i Beni e le Attività culturali, ha resistito in condizioni pessime. Poi grazie al progetto di restauro imitativo la chiesa è stata restituita alla comunità. Un’opera imponente, per realizzarla sono stati già raccolti più di 2 milioni di euro dalla stessa Parrocchia, un volume edito da Electa ripercorre le tappe dei lavori avviati nel 2004 e conclusi nel 2015. «Questa casa di  Dio è fatta di luce perché vi abita una comunità che è luce del mondo - ha detto l’arcivescovo -. Qui il cuore si riempie di gioia, il Signore allarga le braccia per accogliere tutti». Poi la conclusione: «Oggi è il momento della commozione, della festa, della gioia».