Baranzate, cani e nomadi: l'ex cava Ronchi è off limits

Architetto aggredito: "Quei due molossi potevano uccidermi". L'area negli anni è diventata una discarica a cielo aperto

Sos sicurezza nell'ex cava

Sos sicurezza nell'ex cava

Baranzate (Milano), 7 dicembre 2018 - "Quei cani del campo nomadi fanno troppa paura". A parlare è Andrea Milella, architetto e portavoce degli eredi della famiglia Ronchi, proprietari dell’ex cava di Baranzate. La storia tormentata dell’ex cava Ronchi, 50mila metri quadrati a ridosso dell’albero della vita di Expo, utilizzata negli anni Sessanta per l’escavazione di sabbia e ghiaia, è cominciata verso la fine degli anni ‘70, quando ormai dismessa era stata occupata abusivamente dai rottamatori, poi dal canile dell’associazione di volontariato senza permessi, infine dai nomadi. Vicini di casa da più di un ventennio, i nomadi del campo di via Monte Bisbino utilizzano l’area come discarica a cielo aperto. Una situazione inaccettabile, diventata ancora più insostenibile dopo che due grossi molossi hanno aggredito l’architetto facendolo finire all’ospedale.

"Mi hanno dato diversi punti di sutura e una prognosi di 14 giorni - racconta Milella -. Abbiamo messo cancelli all’area, tirato su muri che sistematicamente vengono abbattuti. Non sappiamo più cosa fare. I nomadi usano l’ex cava come il loro immondezzaio, come bagno pubblico, ci hanno allevato persino i cavalli, gettano i loro rifiuti da questa parte del muro". Di qua c’è Baranzate, dall’altra parte del muro c’è Milano: la barriera è stata costruita dalle due municipalità per cercare di contenere il problema. Nel 2006 un grosso incendio aveva fatto scattare l’allarme ambientale. Le montagne di immondizia che avevano accumulato gli zingari erano andate a fuoco. La storia continua a ripetersi. "Il paradosso? Dovremmo fare la differenziata dell’immondizia che gli zingari gettano sulla proprietà per non rischiare multe", dice Milella. A settembre mentre tagliava l’erba, l’architetto si è accorto di un nuovo varco nel muro, trovando così rifiuti sparsi ovunque e fra questi pure l’eternit. Milella ha così scattato foto dell’amianto, del buco nel muro e di due personaggi a cui ha detto di smaltire l’amianto, chiudere il varco e smetterla di usare l’area come fogna. Tutto sembrava finire lì. "Invece è stata la mia condanna", la chiosa dell’architetto.

Nei giorni successivi mentre era insieme a un operaio, è stato aggredito da due cani di razza Amstaff. "Mi hanno azzannato prima alla gambe, poi alle braccia, sono riusciti a farmi cadere. Ho urlato fortissimo, ero completamente insanguinato", racconta. I molossi hanno morso anche l’operaio. I due si sono salvati grazie all’arrivo di un altro lavoratore. "Problemi di vicinato? Penso che sia stato un tentato omicidio - conclude Milella -. Quei cani avrebbero potuto ammazzarmi. Dobbiamo custodire l’area, ma chi protegge noi?". Nonostante le denunce i due molossi continuano a girovagare nell’ex cava Ronchi in libertà.