Alfa Romeo di Arese, la prescrizione cancella le morti di cinque operai

Processo contro l'ad di Fiat Auto tra il 1991 e il 1996 e attuale consigliere d’amministrazione di Finmeccanica, e altri cinque ex manager del colosso automobilistico accusati di concorso in omicidio colposo plurimo di Ro.Ramp.

Una rappresentanza  della Fiom  davanti  al Tribunale  di Milano

Una rappresentanza della Fiom davanti al Tribunale di Milano

Arese (Milano), 6 novembre 2014 -  Si è aperto  ieri mattina davanti alla Nona sezione penale del Tribunale di Milano il processo contro Paolo Cantarella, amministratore delegato di Fiat Auto tra il 1991 e il 1996 e attuale consigliere d’amministrazione di Finmeccanica, e altri cinque ex manager del colosso automobilistico accusati di concorso in omicidio colposo plurimo. Davanti al giudice Paola Braggion le parti civili ammesse al processo, familiari delle 15 vittime, Regione Lombardia, Asl, Inail, Comune di Arese, Fiom-Cgil, Slai-Cobas e Flmu-Cub, hanno depositato la documentazione. In aula si sono presentati anche gli avvocati di Medicina Democratica e altre due associazioni che si occupano di diritti e salute dei lavoratori nelle fabbriche, che hanno chiesto di essere ammesse come parti civili.

Il giudice ha fissato le prossime due udienze per il 24 novembre e il 5 dicembre. L’ex ad Cantarella, Giorgio Garuzzo, Corrado Innocenti, Piero Fusaro, Vincenzo Moro e Giovanni Battista Razelli, dovranno rispondere della morte, avvenuta dopo il 2003, di quindici lavoratori dell’Alfa Romeo di Arese: Walter Bacchiega, Santo Calvagna, Pasquale Cirielli, Alcide Delencati, Francesco Matranga, Emanuele Mattina, Giuseppe Salvatore Mesiti, Giovanni Parravicini, Guerrina Polito, Leonardo Rossitto, Celestino Rossoni, Nicolò Scaffidi, Pierdomenico Novara, Giovanni Bianchi, Rodolfo Giaffreda. Il processo invece non si occuperà, per via della prescrizione, di cinque casi di operai morti prima del 2004: Rosario La Rosa, Albino Negro, Mario Turconi, Sebastiano Veronelli, Giancarlo Vigani. Eppure, come ha scritto il pm Maurizio Ascione nella sua richiesta di rinvio a giudizio, sulla scorta di quanto raccontato dagli stessi operai e documentato dal sindaco, «l’amianto era dappertutto nello stabilimento di produzione autovetture» di Arese.