Rho, 25 febbraio 2011 - Le strade di Rho come punto di arrivo e smistamento. Qui le lucciole vengono «svezzate» e poi spostate in altre zone della provincia di Milano o ancora più lontano. È quanto emerge dai dati dell’attività svolta dagli operatori dell’associazione «Lule» sulle strade del rhodense insieme all’Unità Mobili di Strada, gestita da un’educatrice professionale e da quattro volontari. Lule, che in albanese significa «fiore», è un’iniziativa nata nel 1996 ad Abbiategrasso per aiutare le prostitute di strada. Il lavoro sul campo, con un’uscita settimanale notturna e una quindicinale di giorno, ha consentito agli operatori di scattare una fotografia del racket della prostituzione che, nonostante multe, ordinanze e crisi economica, non è cambiato di molto. Mediamente ogni giorno sulle strade rhodensi si prostituiscono 49 ragazze, nel 2009 erano 55. Di queste, 22 sono nigeriane e 27 romene con un forte turnover e «doppi turni».

Di giorno si prostituiscono nella zona industriale della frazione Mazzo di Rho, sulla via Canova, via Ghisolfa, nell’area vicino al casello autostradale Milano-Torino e ai confini con i comuni di Pogliano, Pregnana e Vanzago. E i clienti che preferiscono la pausa pranzo rispetto al buio sono sempre più numerosi. Di sera, le lucciole lavorano soprattutto in via De Gasperi, intorno alle rotonde di via Magenta e Lucernate, in via Dei Fontanili e in direzione Ospiate sul tratto della statale Varesina che attraversa il comune di Arese.
 

«Nell'area tra Rho, Pogliano e Pregnana, sono presenti soprattutto ragazze romene. La loro età e molto bassa, ci sono anche minorenni - spiega Emanuele Omodeo Zorini, coordinatore dell’associazione Lule -. Subiscono un forte controllo da parte del racket che in genere è composto da uomini albanesi o connazionali. Spesso vivono in campi nomadi della provincia di Milano. C’è un forte turnover che dipende sia dal racket che le gestisce che dai controlli delle forze dell’ordine. Anche se le romene, da quando sono diventate comunitarie, hanno meno paura. Chi scappa quando ci sono i controlli, in realtà cambia solo zona e dopo qualche giorno ritorna nel suo posto di sempre».


Nella zona industriale di Mazzo di Rho e Arese le lucciole sono soprattutto nigeriane. Anche loro giovanissime, controllate da un racket composto da persone dello stesso gruppo etcnico a cui devono pagare un debito che in genere si aggira sui 60.000 euro, oltre al pagamento del «joint», ovvero il posto di lavoro, e all’affitto degli appartamenti dove vivono. «Lo scorso anno qui c’è stato un grande ricambio, sono arrivate molte ragazze nuove e altre sono tornare dopo aver finito di pagare il debito perché non hanno nessun tipo di sostegno», conclude il coordinatore. I risultati del lavoro di strada? Nel 2010 sono state contattate 142 ragazze, di queste 31 hanno chiesto di accedere ai servizi sanitari, visite o esami. Mentre 8 di loro hanno beneficiato di strutture e servizi di accoglienza messi a disposizione dall’associazione Lule: due sono ancora in comunità protette, le altre sei hanno lasciato la struttura poche ore dopo essere state accompagnate dalla polizia locale. Tre di queste hanno trovato il coraggio di denuciare i loro sfruttatori.