Rho, 26 gennaio 2011 - Dipendente di un’impresa edile. Poi imprenditore. Prima piccoli appalti per importi da qualche migliaia di euro. Poi subappalti fino a 150.000 euro. Cinquant’anni, sposato, padre di due figli. La storia dell’imprenditore di Rho che, insieme a un collega di Caronno Pertusella, ha denunciato Vincenzo Mandalari per estorsione, inizia con un sogno e finisce nella solitudine, tra minacce, intimidazioni, aggressioni e paura. Ecco dalla sua voce il racconto di un incubo.
L’inizio Mi venne subappaltata l’esecuzione di lavori all’interno di un cantiere in Provincia di Milano. Un grande appalto pubblico vinto da una ditta di calabresi che non avendo gli uomini si rivolse alla mia impresa. Oltre ai miei dieci dipendenti, dovetti reclutare altri operai che mi erano stati indicati dall’azienda calabrese.
Le lettere Dopo alcuni mesi di lavoro, anziché il pagamento delle fatture cominciai a ricevere lettere di contestazione sui lavori effettuati. Quando chiedevo i soldi per pagare materiali e stipendi, mi dicevano di tacere.
La crisi Non avevo soldi. Non potevo pagare gli stipendi, i contributi all’Inps, partecipare ad altri appalti: la documentazione non era in regola. Ho capito che ero finito in un giro di aziende poco trasparenti e che se volevo continuare a lavorare dovevo stare zitto.
Il paciere Ero spaventato, anzi, terrorizzato. Non sapevo come avrei fatto a uscire da quel circolo vizioso. A un certo punto venni avvicinato da alcuni personaggi ambigui che si offrirono di fare da intermediari per incassare i soldi dall’impresa appaltante in nome di amicizie consolidate. Poi ho capito: di ’ndrangheta si trattava. Ero finito in questo brutto giro. Fra i pacieri c’era anche lui, Vincenzo Mandalari. Alla fine, nelle mie tasche arrivarono poche miglia di euro. Il resto, i soldi che mi spettavano, erano finiti in mano alla malavita organizzata. Non solo. Mi costrinsero anche a firmare delle lettere in cui dovevo dichiarare di avere ricevuto le somme che mi erano dovute.
La denuncia Alla fine ho detto basta. Ho deciso di denunciare tutto ai carabinieri di Caronno Pertusella, alla polizia e alla Guardia di Finanza. Ho presentato anche la domanda per accedere al Fondo nazionale per le vittime di usura ed estorsione, ma non ho mai ricevuto risposta, la mia domanda probabilmente è rimasta sul tavolo della Prefettura.
Le minacce Alla malavita non basta incassare i soldi che mi sarebbero spettati, vuole anche il mio silenzio. Sono stato più volte minacciato di morte e aggredito. Anche mia moglie riceve intimidazioni. Non ho paura per me. Ho paura per la mia famiglia, per i miei due figli piccoli costretti a cambiare scuola. Io ormai non lavoro più. Non esco mai di casa. Sto pensando di trasferirsi lontano da questa Lombardia dove ormai la ‘ndrangheta ha infiltrazioni ovunque.
La solitudine Mi hanno lasciato solo, ho denunciato, ma se tornassi indietro non lo farei più. Nessun aiuto dalle istituzioni. Nessun risposta dalla Magistratura. Mi sono rivolto all’associazione Sos Racket e Usura per raccontare quello che succede in Lombardia, solo da loro ho ricevuto sostegno.