Infertilità, cresce il ricorso all’ovodonazione

Il centro per la fertilità Procrea di Lugano ha fatto più di 500 terapie con donazione di ovociti raggiungendo elevati tassi di successo

ProCrea Lugano

ProCrea Lugano

Cresce il ricorso all’ovodonazione. Se nel Regno Unito le donne che hanno utilizzato ovociti da altre donne per diventare madri è quasi raddoppiato negli ultimi dieci anni secondo le stime dell’Autorità inglese per la fecondazione e l’embriologia umana (Hfea), in Italia è stato registrato un trend del tutto simile, ma molto più concentrato nel tempo, dato che l’ovodonazione è consentita nel nostro Paese solamente dalla metà del 2014.

L’esperienza di ProCrea «Non è una moda, ma il quadro di una situazione in evoluzione: l’approccio alla maternità è cambiato, la scelta di avere un figlio viene sempre più posticipata nel tempo; inoltre vi è un effettivo aumento dei problemi di infertilità», spiega Michael Jemec, direttore medico del centro di Medicina della riproduzione ProCrea di Lugano. «Solamente negli ultimi due anni, sono state più di 500 le coppie che abbiamo accompagnato in una terapia con donazione di ovociti ottenendo risultati significativi con gravidanze del 54% dei casi. È una terapia che offriamo alle coppie nostre pazienti grazie alla collaborazione con una clinica di Appiano Gentile, dove operiamo con la nostra equipe, e che rappresenta una concreta possibilità per le donne che hanno particolari problemi di infertilità per avere una gravidanza».

Quando serve l’ovodonazione Accedere ad un percorso di ovodonazione però non è un processo automatico. La terapia viene avviata solamente dopo approfonditi esami e la diagnosi di evidenti problemi irrisolvibili in altro modo. I protocolli medici indicano l’ovodonazione nelle situazioni di esaurimento della funzione ovarica, di menopausa precoce fisiologica oppure di menopausa chirurgica ovvero indotta dall’asportazione parziale o totale delle ovaie per gravi patologie. «Anche nei casi di fallimenti ripetuti con le tecniche di procreazione assistita e nelle donne affette da endometriosi avanzata è bene iniziare a pensare al ricorso ad una donatrice», precisa Jemec. Non certo ultimo, «nei casi in cui la donna sia affetta da malattie genetiche trasmissibili alla prole, è bene che si faccia una riflessione sull’opportunità di ricorrere a ovociti donati per evitare il rischio che i figli possano essere affetti della stessa malattia». In quest’ottica, aggiunge il direttore medico di ProCrea, «occorre tenere presente che in età avanzata, ovvero oltre i 40 anni, aumentano le possibilità di alterazioni cromosomiche negli embrioni: questo può dare origine non solamente a problemi nel portare a termine la gravidanza, ma anche a generare figli con gravi malattie».

La tecnica La tecnica prevede la donazione di ovociti da una donna ad un’altra. Tre i passaggi fondamentali: «Una volta individuata la donatrice e verificata la disponibilità degli ovuli, la futura mamma viene sottoposta ad una preparazione endometriale al fine di predisporre il suo utero ad accogliere gli embrioni. Nel frattempo però, gli ovuli della donatrice vengono fecondati con il seme del compagno della ricevente - o nel caso di infertilità maschile grave, con il seme di un donatore. Quindi si procede con il trasferimento degli embrioni nell’utero della ricevente». Nodale e particolarmente delicata è la scelta della donatrice. «Vengono selezionate in modo accurato e sottoposte ad esami specifici: si tiene in considerazione l’età - in media hanno intorno ai 25 anni - e l’anamnesi familiare oltre ad alcuni parametri di tipo fisico», conclude. L’anonimato è garantito per  legge.

Per informazioni: www.centrofertilitaprocrea.it