Sabato 20 Aprile 2024

Il governo, Sanremo e le note stonate. Da Meloni nuovo stop alle polemiche

Imbarazzo per le esternazioni di Salvini. Anche se molti nel centrodestra criticano Benigni sulla Carta

Roma, 9 febbraio 2023 - Sanremo è Sanremo. Lo scintillante tritatutto che campa di polemiche a buon mercato. E poco importa se si tratta degli abiti di Chiara Ferragni, dei monologhi sulla Carta su cui si fonda la Repubblica o, addirittura, della presenza in teatro del capo dello Stato. Amadeus è supercontento: sono cose del genere che fanno l’audience, e 50 milioni di incassi pubblicitari non sono bruscolini. Dicono invece che all’inquilina di Palazzo Chigi l’attacco di Matteo Salvini non sia piaciuto molto. Di baruffe ce ne sono già troppe sul palcoscenico della politica, inutile aggiungere anche quelle effimere del Festival per antonomasia. Non che se ne sia fatta un grosso problema, come peraltro Sergio Mattarella, assai soddisfatto del risultato del suo blitz. Non è certo Sanremo la grana principale, ammettono nel giro della premier. Giorgia Meloni ha altre gatte da pelare, come il vertice a Parigi tra il presidente francese Macron, il cancelliere tedesco Scholz e il leader ucraino Zelensky. Un’esclusione che fa male, e che il bilaterale odierno a Bruxelles con lo stesso Zelensky lenisce solo in parte.

Giorgia Meloni e Matteo Salvini (ImagoEconomica)
Giorgia Meloni e Matteo Salvini (ImagoEconomica)

Del resto, il suo partito – almeno rispetto all’intervento di Benigni – la pensa come il Capitano, pur evitando accuratamente toni irrispettosi nei confronti del nostro primo cittadino. "La cosa più bella del Festival è stata la presenza di Mattarella – dice il vice presidente dei deputati di FdI, Alfredo Antoniozzi – ma per ricordarci le bellezze della Costituzione sarebbe stato meglio chiamare sul palco Sabino Cassese piuttosto che trasformare un comico in costituzionalista". Stessa musica da Alfredo Mantovano, sottosegretario alla Presidenza: "È solo spettacolo, non mi risulta che Benigni sia un costituzionalista". Coglie la palla al balzo Ciro Maschio, presidente della commissione Giustizia a Montecitorio: "Auspico che domani arrivi da Sanremo un altro messaggio forte in occasione del giorno del ricordo delle foibe". Una boutade sulla par condicio dell’orrore non si nega mai. La Lega comunque non demorde: "La Costituzione non si difende da un palco in cui si esibiscono cantanti", osserva il vicesegretario Andrea Crippa.

Il senatore forzista, Maurizio Gasparri, finge di fare il paciere: "Ha fatto bene la Rai a rendere omaggio alla Costituzione nel giorno in cui, prima volta nella storia, alla kermesse, ha assistito il presidente della Repubblica. Sono certo che Benigni, la cui esibizione può comunque essere messa in discussione, apprezzata o meno, si sarà limitato a ricevere un piccolo rimborso a fronte del grande onore che gli è stato concesso". La conclusione è velenosa: non è un segreto che il monologo sia stato esoso. Serafico nella maggioranza è solo Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati. "Mattarella all’Ariston è la ragione per cui lo abbiamo rieletto: rappresentare l’unità di un Paese. Che può capitare nelle manifestazioni culturali più elevate, come al Teatro della Scala, ma anche dando un segnale in occasione dei 75 anni della Costituzione".

Nel festival delle dichiarazioni ci scappa anche qualche commento su polemiche meno alate: Licia Ronzulli, presidente dei senatori forzisti, per esempio, ce l’ha con Blanco. "Dopo l’inqualificabile scena di martedì, spero che il suo comportamento sul palco venga condannato. La Rai dia l’esempio". La Costituzione, gli orrori del ventesimo secolo, le intemperanze di Blanco. È Sanremo, bellezza.