Sala, ora o mai più. Il sindaco di Milano e la partita nazionale: la palla è al centro

Al primo cittadino della Madonnina guardano i “colleghi” che hanno sostenuto fino all’ultimo il Governo Draghi. Lui resterà a Palazzo Marino ma intanto può muovere i fili della nuova area moderata (e trasversale)

Il sindaco di Milano Giuseppe Sala

Il sindaco di Milano Giuseppe Sala

Milano - Ora o mai più . La caduta del Governo Draghi e il voto anticipato al 25 settembre segnano il momento della verità per le ambizioni politiche nazionali del sindaco Giuseppe Sala. Nelle ultime ore il telefono del primo cittadino si è scaldato molto. Tanti sindaci civici stanno chiamando il collega milanese per chiedergli di scendere in campo e far sentire la voce degli amministratori delle città. In parte si tratta della rete di sindaci che qualche giorno fa si era espressa a sostegno del Governo Draghi. Non solo. Si susseguono i contatti tra Sala e gli aspiranti leader che puntano a creare un soggetto politico nuovo da presentare alle urne. Sala vuol dare un contributo in prima persona a un soggetto riformista, collocato nel centrosinistra, attento ai temi dell’ambientalismo e alla cosiddetta Agenda Draghi.

Il sindaco è in contatto in primis con il ministro degli Esteri ed ex M5S Luigi Di Maio, che il primo cittadino ha già incontrato a casa sua lo scorso 6 luglio e a New York a maggio. Ma gli interlocutori potrebbero essere anche altri, a partire dalle ministre uscenti e in fuoriuscita da FI Mariastella Gelmini e Mara Carfagna. Più complicati, invece, i rapporti con il leader di Azione Carlo Calenda e con quello di Italia Viva Matteo Renzi. Attenzione, però. L’ex Mr. Expo ha ripreso a parlare con il segretario del Pd Enrico Letta, ricevuto a Palazzo Marino la scorsa settimana, e ha ribadito che il suo campo politico è il centrosinistra. Ciò significa che un soggetto centrista pronto alla politica dei due forni (a sinistra ma anche a destra, a seconda delle convenienze post-elettorali) è un progetto che non interessa al sindaco di Milano.

La voglia di essere protagonista alle prossime Politiche c’è, ma Sala ha fissato un paletto che potrebbe limitare il suo ruolo nazionale: il sindaco non ha intenzione di dimettersi da Palazzo Marino, in cui è stato riconfermato alle elezioni comunali dello scorso ottobre, meno di un anno fa. Una scelta dettata dalla serietà: Sala non vuole tradire la fiducia riposta su di lui dai milanesi solo pochi mesi fa e intende portare a termine il suo doppio mandato comunale.

Il fatto che la campagna elettorale sarà così breve – da qui al 25 settembre – viene considerato un elemento positivo dal primo cittadino, perché gli consentirà di sottrarre poco tempo al governo della città. Certo, la campagna-lampo non chiude la questione di un eventuale doppio ruolo di Sala: sindaco e leader o protagonista nella politica nazionale. Perché in caso di ruolo attivo fuori dal capoluogo lombardo anche dopo il voto, il sindaco sarebbe costretto a sottrarre un po’ di tempo all’amministrazione di Milano. Ma adesso è inutile spingersi troppo avanti. Prima bisognerà conoscere le mosse di Sala e il risultato elettorale. Il tempo delle scelte, intanto, è arrivato per il numero uno di Palazzo Marino. Milano, Italia?, per citare un celebre programma televisivo. Ora o mai più.