"Liste d’attesa ridotte e più medici". La sanità cambia passo dopo il Covid

Impegno della Regione, l’assessore Moratti: l’obiettivo di quest’anno è un volume di prestazioni del 110% superiore al 2019

Letizia Moratti, assessore al Welfare della Regione Lombardia

Letizia Moratti, assessore al Welfare della Regione Lombardia

Milano, 12 aprile 2022 - Liste d’attesa più veloci sia per visite che per prestazioni; investimenti sul digitale per rendere più agile il lavoro dei medici di base; una rete di 218 case e 71 ospedali di comunità per potenziare la Sanità territoriale utilizzando, prima Regione in Italia a farlo, i fondi del Pnrr. "È un grande impegno economico, ma anche e soprattutto una svolta culturale nel campo della sanità", riassume Letizia Moratti, assessore al Welfare e viceepresidente della Regione Lombardia, il lavoro avviato sulla riforma del settore. L’ultima delibera di Giunta, quella sulle liste d’attesa, è stata approvata in mattinata. "Un intervento doveroso e necessario – precisa – i due anni di pandemia e di emergenza ospedaliera hanno acuito il problema. Oggi contenere e riallineare i tempi di attesa non solo è prioritario, ma si presenta anche come un obiettivo di equità sociale".

La durata delle liste d’attesa è il neo della Sanità lombarda.

"Per questo ho provveduto a far realizzare un monitoraggio di tutte le prestazioni sanitarie, patologia per patologia, struttura per struttura, in modo da avere una fotografia aggiornata e più completa possibile. Grazie a questo sistema già lo scorso anno sono state recuperate 522mila prestazioni ambulatoriali e diagnostiche e oltre 17mila interventi chirurgici".

I vantaggi per l’utenza?

"I tempi di attesa rispettati secondo gli standard sono passati dal 60 al 75%. L’obiettivo per il 2022 è quello di produrre un volume di prestazioni pari al 110% rispetto a quello pre-pandemico del 2019. Con la delibera appena approvata, dopo l’area sui ricoveri chirurgici oncologici, andiamo a estendere questo sistema di premialità e penalizzazioni a tutte le altre prestazioni chirurgiche e di ricovero, di visita ambulatoriale e diagnostica radiologica".

Chi è troppo lento sarà sanzionato?

"Non ci devono essere pazienti trattati diversamente perché ricchi, pazienti di serie A o di serie B. La nostra mission è semplicemente curare persone, non lasciando indietro nessuno. Dunque abbiamo previsto premialità per chi rispetta i tempi e “penalità” economiche per le strutture private convenzionate che non rispettano i target di attesa definiti e che si vedranno decurtato dal 5 al 50 per cento il rimborso della prestazione a seconda del ritardo di esecuzione".

Nel settore pubblico?

"Per le strutture pubbliche il rispetto o meno dei tempi delle liste d’attesa diventa un importante criterio nella valutazione dei direttori".

Questi interventi basteranno a risolvere il problema? "Abbiamo approvato la sperimentazione per 12 mesi dell’ampliamento dell’offerta di prestazioni sanitarie ambulatoriali nei giorni festivi, al mattino e al pomeriggio, nel pomeriggio dei giorni prefestivi, il sabato alle 14, e nella fascia serale dei giorni feriali, dalle 20 alle 24. Riteniamo sia un’offerta importante per chi lavora. La sperimentazione riguarderà in una prima fase le prestazioni di diagnostica per immagini erogate con grandi attrezzature, in particolare Tac, mammografie e risonanze magnetiche. Il cittadino pagherà il ticket solo se dovuto".

Le Case di Comunità stanno rispondendo alle aspettative?

"Sta prendendo forma quella rete territoriale che ci siamo posti l’obiettivo di costruire con la riforma e il potenziamento della legge regionale sulla Sanità. Ne abbiamo attivate oltre una decina, altre sono già in fase di realizzazione e provvederemo a inaugurarle ufficialmente entro l’estate. Il 40 per cento sarà comunque realizzato entro la fine di quest’anno. Siamo anche i primi a “mettere a terra” le risorse del Pnnr, lo facciamo con una programmazione di ampio respiro e con la visione di prospettiva che ci chiede l’Europa".

Il punto è capire se sarà davvero possibile cambiare il paradigma su cui si basano le modalità di cura.

"In questo modello di sanità territoriale la persona viene messa al centro e professionisti e operatori hanno la possibilità di veder esaltate e responsabilizzate le proprie competenze, con un valore aggiunto fondamentale: l’approccio umano verso i pazienti. Fondamentale il lavoro dell’infermiere di famiglia: ne verranno assunti 1.600. Per essere efficaci e conseguire i risultati che ci aspettiamo le Case di Comunità hanno bisogno di una visione condivisa e di una capacità di lavorare insieme: sindaci, operatori sanitari, medici e infermieri, operatori del terzo settore e volontari. Proprio venerdì abbiamo firmato una lettera d’intenti con le associazioni di volontariato a Bergamo. E sempre nel fine settimana mi ha fatto enormemente piacere vedere come anche il Comune di Milano abbia sposato appieno le linee guida e i contenuti delle Case di Comunità: una sfida all’insegna della sanità territoriale per andare oltre le “debolezze e criticità” evidenziate in questi due anni di pandemia".

Oggi parte la campagna per la quarta dose del vaccino. C’è davvero bisogno?

"Ci siamo sempre attenuti alle indicazioni di Ema, Aifa, del ministero e della struttura commissariale del governo. Anche in questa occasione, man mano che il dibattito sulla quarta dose diventava sempre più attuale, siamo stati attenti a recepire le indicazioni di ministero e governo. Quelle arrivate alla fine della scorsa settimana sono indicazioni indirizzate a una fascia di popolazione che in effetti d’estate o subito dopo potrebbe andare incontro a criticità. Mi auguro che la partecipazione e l’adesione saranno ancora in linea con quello che è stato lo spirito dei lombardi in questo anno e mezzo. Le somministrazioni verranno fatte nelle Rsa, mentre gli over 80 possono prenotarsi da oggi sul portale o presentarsi liberamente nei 43 centri vaccinali ancora aperti, nei cinque centri gestiti dalle cooperative di medici di base o nelle 370 farmacie che si sono rese disponibili".

Quella dei medici di medicina generale rimane una partita aperta.

"Siamo al lavoro per trovare soluzioni. Continuo a ritenere che sia un problema di organizzazione prima ancora che di numeri. In vista della riorganizzazione della medicina primaria, su cui sta lavorando il ministero, la Lombardia in primis e le altre regioni hanno avanzato la richiesta di inserire nell’accordo un pacchetto di ore a disposizione delle Regioni, in modo che i medici possano essere integrati nelle Case di Comunità. Per i diplomati del 2024 che hanno iniziato il corso nel 2021 sono state messe a disposizione 868 borse di studio e per facilitare un’occupazione più omogenea nei bandi per l’assegnazione dei posti per i nuovi medici sono stati inseriti dei vincoli per favorire alcune zone decentrate".

I numeri?

"Da qui al 2025 avremo in campo 1.582 nuovi medici di medicina generale. Innesti importanti che vanno ad aggiungersi al trend in crescita del nostro personale, oltre 3.000 dipendenti in più negli ultimi due anni".