Le posizioni dei partiti sul referendum del 12 giugno

Le forze politiche si dividono sui cinque quesiti proposti da Lega e Radicali: il più contrario è il Movimento 5 stelle, mentre il Partito democratico è diviso

Il referendum del 12 giugno sulla giustizia, promosso da Lega e Partito Radicale, divide le forze politiche. Le posizioni espresse di molti partiti sui cinque quesiti referendari si strutturano in blocco per il “sì” o per “no”. Solo alcuni fanno dei distinguo tra un quesito e l’altro. Ma vediamo quali sono gli argomenti del voto e gli orientamenti politici in merito.

 

Su cosa si vota

I cinque quesiti chiedono agli elettori se vogliono abrogare – cioè eliminare – altrettante norme di legge. I referendum riguardano 1) l’abolizione della Legge Severino, cioè l’automatismo che impedisce ai politici condannati di candidarsi o ricoprire cariche pubbliche, 2) la limitazione dei casi in cui un indagato può essere sottoposto a misure cautelari come il carcere o agli arresti domiciliari, 3) la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, 4) l’eliminazione dell’obbligo di presentare 25 firme per candidarsi al Consiglio superiore della magistratura e infine 5) la possibilità per gli avvocati e docenti di diritto di contribuire alla valutazione dei magistrati.

La spiegazione semplice sul referendum del 12 giugno 2022

 

I partiti per il “sì”

La Lega, in quanto promotore del referendum, è favorevole ai referendum, benché Matteo Salvini, sul tema del carcere per gli indagati abbia manifestato, in passato, posizioni contradditorie. Nelle ultime settimane, ha organizzato centinaia di banchetti in tutta in Italia in favore del “sì”.

Anche Forza Italia è favorevole a tutti e cinque i quesiti. Silvio Berlusconi, in particolare, sostiene da anni una politica garantista, nonché la necessità di un maggiore controllo sull’operato della magistratura. A causa delle Legge Severino, per altro, gli è stato impossibile candidarsi ad alcune tornate elettorali.

In ultimo, anche Italia viva di Matteo Renzi e Azione di Carlo Calenda sono a favore del referendum.

 

I partiti per il “no”

A capo dell’opposizione al referendum c’è il Movimento 5 stelle. Il leader del partito, Giuseppe Conte, ha detto che i quesiti non sono idonei “a migliorare il servizio e a rendere più efficiente e più equo il servizio della giustizia”. In particolare, i grillini sono contro l'abolizione della Legge Severino, che – affermano – permetterebbe a decine di politici condannati di candidarsi alle elezioni.

 

Chi sta nel mezzo

Nel Partito democratico non c’è una linea condivisa. Il segretario Enrico Letta ha affermato che una vittoria dei “sì” al referendum “aprirebbe più problemi di quanti ne risolverebbe”, ma ha sottolineato che nel partito c’è totale libertà di voto sulle questioni. Diversi esponenti di primo piano del Pd, poi, si sono detti favorevoli alla separazione delle carriere, alla limitazione delle misure cautelari e all’abolizione della Legge Severino.

Fratelli d’Italia, benché abbia una linea condivisa dai suoi esponenti, fa delle distinzioni tra un quesito è l’altro. La presidente del partito, Giorgia Meloni, si è detta favorevole ai tre quesiti che intervengono sulla magistratura (separazione delle carriere, abolizione delle firme per l’elezione del Csm e valutazione dei magistrati) ma è contraria alla limitazione della custodia cautelare e all’abolizione della Legge Severino.