Chi ha proposto il referendum del 12 giugno 2022 e perché

I quesiti promossi da Lega e Partito Radicale auspicano ad avere una magistratura più controllata e una giustizia più garantista, ma il dibattito è acceso

Il 12 giugno, gli elettori italiani sono chiamati a votare su cinque referendum sulla giustizia promossi dalla Lega e dal Partito Radicale. Le questioni riguardano l’incandidabilità dei politici condannati, i motivi per i quali si può mettere in carcere o in custodia una persona indagata, il sistema di carriera e di valutazione dei magistrati e, infine, l’elezione del Consiglio superiore della magistratura.

Da tempo, il Partito Radicale sostiene la necessità di un maggior controllo sulla magistratura e promuove un approccio più garantista sulla giustizia in generale. Il “garantismo” è una corrente di pensiero che auspica la piena applicazione delle garanzie costituzionali del cittadino di fronte ai possibili abusi da parte del potere giudiziario. Alla base di questa idea c’è il principio costituzionale della presunzione d’innocenza. Il primo e il secondo quesito referendario fa riferimento proprio a questo.

La spiegazione semplice sul referendum del 12 giugno 2022

Il primo quesito vuole abrogare il cosiddetto “decreto Severino”, che stabilisce che i politici condannati per alcuni gravi reati non possono candidarsi alle elezioni, né assumere cariche pubbliche (e che decadano da quelle ricoperte). È a causa di questo decreto, ad esempio, che Silvio Berlusconi non poté candidarsi a seguito della condanna per frode fiscale subita nel 2013.

Il decreto prevede anche la sospensione automatica per i politici locali dopo la sentenza di primo grado (quindi non definitiva). Lega e Radicali sostengono che la “decadenza automatica di sindaci e amministratori locali condannati ha creato vuoti di potere e la sospensione temporanea dai pubblici uffici di innocenti poi reintegrati al loro posto”.

Chi è per il “no” sottolinea che se questa legge verrà abolita, i politici condannati per mafia, corruzione, concussione o peculato potranno tornare a candidarsi e a ricoprire cariche pubbliche.

Referendum 12 giugno 2022: quando si vota? Come si vota? La guida

Per quanto riguarda il secondo quesito, la premessa è che oggi una persona indagata può essere sottoposta a una misura cautelare – cioè una limitazione della propria libertà, tra cui c’è anche il carcere – anche prima di essere condannata, ma solo in tre casi: se c'è pericolo 1) di fuga, 2) di alterazione di prove e 3) di ripetizione del reato. Ecco, il secondo quesito mira (in caso di vittoria del “sì”) ad eliminare la ripetizione del reato dalle motivazioni per disporre misure cautelari.

Lega e Radicali, vogliono di voler limitare gli abusi perché “ogni anno migliaia di innocenti vengono privati della libertà senza che abbiano commesso alcun reato e prima di una sentenza anche non definitiva”. Per la Lega, questo, rappresenta un notevole cambio di orientamento rispetto ad alcuni anni fa, quando sosteneva piuttosto energicamente l’applicazione di misure cautelari.

Gli ultimi tre quesiti riguardano la separazione delle carriere dei magistrati, cioè giudici e pubblici ministeri, la loro valutazione periodica e l’elezione dei membri del Consiglio superiore della magistratura (ovvero l’organo di autogoverno dei magistrati). In questi casi, il proposito dei due partiti è di limitare la forza delle correnti politiche interne alla giustizia, togliere autoreferenzialità alle valutazioni dei giudici e dei pubblici ministeri e, nel caso della separazione delle carriere, garantire una maggiore imparzialità dei giudici.