Rebus autonomia, vertice decisivo. Calderoli incontra Fontana, Zaia e Bonaccini

Faccia a faccia tra il ministro e i governatori di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Sul tavolo la conclusione di una strada iniziata col referendum del 2017. Il nodo delle materie su cui ottenere i poteri: non più 5, ma tutte e 23

Milano, 2 novembre 2022 - A cinque anni di distanza dal referendum voluto dall’allora presidente della Regione Lombardia – il leghista Roberto Maroni – si riapre la partita dell’autonomia differenziata. Oggi Attilio Fontana, successore dello stesso Maroni, sarà a Roma per incontrare il ministro Roberto Calderoli insieme a Luca Zaia, governatore del Veneto, e a Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia Romagna. Sono le tre Regioni che per prime hanno avviato l’iter per ottenere una delega di poteri dallo Stato. Quattro sono, invece, i governi che si sono succeduti alla guida del Paese dal 2017 ad oggi – quello di Paolo Gentiloni, i due presieduti da Giuseppe Conte e quello di Mario Draghi – senza che si siano fatti passi avanti concreti verso l’autonomia.

Delega a 5 materie

Nei mesi immediatamente successivi ai referendum, Maroni e l’allora sottosegretario Gianclaudio Bressa avevano concordato di limitare la delega a 5 materie, rispetto alle 23 rivendicate dai governatori. Nello specifico, la rosa era costituita da sanità, ambiente, lavoro, istruzione e rapporti con l’Unione Europea. Una rosa di non poco conto ma che non includeva una materia da sempre cara agli autonomisti ortodossi: fisco e tributi. Ad oggi quel che resta del vento referendario del 2017 è una bozza, solo una bozza, della legge quadro che Mariastella Gelmini, predecessore di Calderoli al dicasteroper gli Affari regionali e le Autonomie, avrebbe voluto sottoporre alle commissioni di Camera e Senato prima di stenderne la versione definitiva.

La causa autonomista

Ora, però, il destino della causa autonomista potrebbe essere diverso. Non fosse per il democratico Bonaccini, la partita è tutta interna alla Lega: leghista Calderoli, leghista Zaia e leghista Fontana. E in questa fase la Lega ha tutto l’interesse di fare in fretta per recuperare i consensi persi alle ultime Politiche tra l’elettorato più identitario e presentarsi alle elezioni lombarde del 2023 con un provvedimento-bandiera per lo meno approvato, anche se non ancora operativo. Eloquenti le dichiarazioni rilasciate in questi giorni dallo stesso Calderoli e da Zaia.

L'agenda di Calderoli

"Mi sono dato un’agenda personale, che però non voglio imporre a nessuno – fa sapere il primo –. Potremmo arrivare all’approvazione di un testo in Consiglio dei ministri entro Natale, poi partirà l’iter in Parlamento: entro maggio alla Camera ed entro il 22 ottobre al Senato". Una scelta non casuale quella del 22 ottobre: nel 2017 i referendum di Lombardia e Veneto si tennero in quella data. "Ho giurato da ministro nel quinto anniversario dei referendum – sottolinea infatti Calderoli –, conto non si debba arrivare al sesto".

Zaia: "Ci giochiamo la credibilità"

Netto anche Zaia: "Calderoli conosce molto bene la materia, se falliamo con lui non c’è più speranza. C’è una maggioranza di centrodestra che ha i numeri per approvare l’autonomia. Ci giochiamo la credibilità, non possiamo dare la colpa ad altri. La Lega sarà la rappresentante legale dell’autonomia".

Fontana: "E' l'ultimo miglio"

Ottimista Fontana: "A Roma inizieremo l’ultimo miglio sul percorso dell’autonomia differenziata. Abbiamo lavorato sulle materie con serietà e competenza; abbiamo chiarito ogni dubbio sul carattere responsabile e solidale dell’autonomia prevista dalla Costituzione; abbiamo dato la disponibilità a discutere una legge quadro, pur non prevista dalla procedura costituzionale, per coinvolgere il Parlamento. È venuto il momento delle decisioni. Siamo grati al governo e al ministro Calderoli per la rapidità con cui hanno riavviato le macchine". Resta decisivo (e spinoso) il tema al quale lo stesso governatore fa riferimento: quante materie? Le Regioni hanno pochi dubbi: 23.