Lega e Salvini, la rivolta della base: "In Lombardia abbiamo perso. Ora il congresso"

Dalla culla del Carroccio bordate a Matteo: "Dimissioni"

Matteo Salvini

Matteo Salvini

Un elenco discretamente lungo: Ugo Parolo, Massimiliano Bastoni, Antonello Formenti, Alex Galizzi, Federico Lena, Simona Pedrazzi, Gianmarco Senna, Andrea Monti e Paolo Grimoldi. Il primo e l’ultimo sono deputati. Gli altri nel mezzo sono consiglieri regionali. A unirli è la militanza leghista e il dissenso nei confronti della linea con la quale Matteo Salvini ha guidato la Lega fino a ieri, il giorno del tracollo del partito sotto il 9%, il giorno dello storico sorpasso di Fratelli d’Italia che a livello nazionale riscuote quasi il triplo dei voti del Carroccio, invece doppiato nelle sue regioni-roccaforte: Lombardia, appunto, e Veneto. Non è un caso, allora, che nella pattuglia di dissidenti ci siano anche esponenti della Lega veneta: l’eurodeputato Gianantonio Da Re e l’assessore regionale Roberto Marcato. Tutti e 11 lamentano una mancanza di democrazia interna, tutti chiedono l’indizione dei congressi, i più audaci chiedono apertamente le dimissioni di Salvini. Alcuni con nota ufficiale, altri sui social.

"I risultati elettorali non danno adito ad interpretazioni – scrive Bastoni in un post –. La Lega subisce una sconfitta, anche nella nostra regione, la Lombardia. Inutile nascondersi dietro ad una vittoria del centrodestra dovuta soprattutto al gradimento sempre più crescente di Giorgia Meloni. Fondamentale deve essere ora il momento di riflessione interno, senza perdere altro tempo si dia immediatamente la parola alla base, ai militanti, ossia a quella parte del movimento che ha rappresentato per tanti anni la vera forza trainante e, negli ultimi tempi, troppo spesso dimenticata e forse anche poco rispettata. Si riparta dal congresso regionale per poter fare una ormai necessaria revisione dei quadri dirigenziali su tutto il territorio lombardo". Quindi Lena: "Credo sia giunto il momento di smetterla di cercare scuse e ammettere che la strategia attuata sino ad oggi è stata fallimentare. La Lega ha smesso di parlare ai territori del Nord, ai suoi militanti ed elettori storici. Le sirene romane, le aperture al Sud , il circo mediatico, hanno fatto il resto facendoci perdere credibilità agli occhi dei nostri storici elettori e di chi nel corso degli ultimi anni ha scelto di dare fiducia al nostro progetto autonomista. È giunta l’ora di un chiarimento: si convochi il congresso della Lega Lombarda. Basta Commissariamenti, basta Yes-men nominati dall’alto, basta Parentopoli, basta imbarcati dell’ultimo minuto".

La Spoon River prosegue con Galizzi: "Abbiamo raccolto elettoralmente il malessere che giá da tempo impregnava non solo l’animo dei cittadini ma finanche dei nostri segretari, militanti e sostenitori. In politica, come nella vita, non ascoltare, non coinvolgere, tentare addirittura di tacitare il pensiero, l’entusiasmo e la voglia di fare sana amministrazione, non è mai stata la strada da intraprendere, eppure questo è ciò che è accaduto". Avanti con Formenti: "Occorre svolgere subito, in brevissimo tempo, i congressi per restituire ai territori i propri rappresentanti votati e non imposti dall’alto, secondo logiche poco comprensibili e lontane dal merito". Infine Grimoldi, tra i più duri: "Trovo singolare che una forza che si definisce “autonomista” abbia gestito tutta la campagna elettorale, e molto altro, solo con commissari imposti dall’alto, in sfregio all’opinione dei militanti, senza mai aver coinvolto la base. Dignità impone dimissioni immediate. Serve un unico congresso: quello della gloriosa Lega lombarda".