L'alba del governo Draghi in un'Italia pallida, tutta da ricostruire

L'inedita compattezza del Parlamento (535 sì e 56 no) rotta solo da Fdi e dai 15 ex Cinque Stelle, alla scissione. Un programma ricco e ambizioso, ok dalla Chiesa

Dopo il voto alla Camera, semaforo verde per il premier Draghi

Dopo il voto alla Camera, semaforo verde per il premier Draghi

Roma, 19 febbraio 2021 - Piaccia o non piaccia, lo si veda come il Salvatore della Patria allo stremo, o come l’ennesimo premier non eletto, il governo Draghi è partito con maggioranza bulgara (o nordcoreana, a seconda dei punti di vista) nelle due Camere e un carico di aspettative senza precedenti. Sostenuto da gran parte dell’arco parlamentare (con la sola eccezione di Fratelli d’Italia e di un manipolo di 15 transfughi dal M5S, l’esecutivo esordisce come un vero e proprio governo di unità nazionale. Un punto di forza, fuor di ogni dubbio. Per Giorgia Meloni, uno scenario da Corea del Nord, evitato proprio dall’unico partito che ha scelto di collocarsi all’opposizione.

Le anticipazioni sul programma

E veniamo ai temi dell'agenda, che si ropone di risollevare un'Italia pallida e con il morale sotto i tacchi.. Temi che poi erano i più attesi, ben sintetizzati dal nuovo primo ministro nei 51 minuti del suo intervento al Senato e nei 13 di quello alla Camera. Anzitutto la lotta alla corruzione, che si deve “combattere con la semplificazione normativa. La farraginosità degli iter - ha precisato Draghi  - è causa inaccettabile di ritardi amministrativi, ma anche terreno fertile in cui si annidano e prosperano i fenomeni illeciti”. Nei giorni scorsi qualcuno aveva fatto notare la mancanza di un Ministero per lo Sport. Così il premier in pectore ieri ha voluto dedicare al tema un passaggio del proprio intervento: “Penso ai grandi eventi sportivi nazionali e internazionali la cui massima espressione è rappresentata dai Giochi olimpici di Milano e Cortina 2026. Il lavoro che dobbiamo sviluppare per prepararci al meglio all’evento è già una manifestazione di fiducia nel futuro dell’Italia, al suo interno e all’estero, oltre che un’occasione di sviluppo per infrastrutture, turismo, innovazione tecnologia, ricerca e sostenibilità ambientale”. 

L'enigma della giustizia

Un rebus caro al centrodestra e al M5s, seppur da diverse prospettive, era quello della giustizia: “Bisognerà intraprendere azioni migliorative per la giustizia civile e penale. Penso a un processo giusto e di durata ragionevole in linea con la media degli altri paesi europei”. La premessa era stata molto precisa: “Sulla criminalità, è vero che i dati quantitativi sono andati migliorando negli ultimi anni ma la percezione che ne hanno i cittadini no. E deve essere la percezione a guidare e a stimolare l’azione sempre più efficace”.  Draghi non ha dimenticato poi il turismo, messo in ginocchio dalla pandemia: “Va rilanciato, è sicuro che ripartirà, perché siamo in Italia, ma merita sostegno”. Alla sinistra è piaciuto il riferimento al nodo delle carceri: “Non dovrà essere trascurata la condizione di tutti coloro che lavorano e vivono nelle carceri, spesso sovraffollate, esposte a rischio e paura del contagio e particolarmente colpite dalla funzione necessarie a contrastare la diffusione del virus”. 

Il garante dei detenuti 

Questa parte del discorso di Draghi ha suscitato grandi reazioni di speranza anche nel Garante nazionale delle persone private della libertà, Mauro Palma: “Giusta attenzione a un mondo che non è esterno al corpo sociale, ma parte di esso. Parte problematica, ma pur sempre appunto parte di esso. Un mondo che vive la doppia ansia: quella che avvolge tutti noi e quella specifica che riguarda chi e’ ristretto in un mondo chiuso”. “Bene e doveroso - aggiunge Palma - il riconoscimento a chi in tale mondo lavora e ha sempre garantito continuita’, attenzione e sicurezza in questi mesi in tale luogo separato da mura e cancelli. Bene l’attenzione anche a chi in esso abita e che comunque e’ portatore del fondamentale diritto alla tutela della salute”. Secondo Palma, dalle parole del presidente del Consiglio emerge “un avvio che lascia sperare che tale attenzione si concretizzera’ in un continuo sguardo e in provvedimenti di sostanziale miglioramento, perche’ tale necessita’ riguarda tutti e non solo chi e’ recluso”. 

La benedizione di Ruini

Non poteva mancare anche l’imprinting del clero: “Sono stato in particolare molto ben impressionato, molto contento, per la scelta di Draghi come primo ministro. È un grande cambiamento, un grande passo in avanti che credo aiuterà il nostro Paese”, ha detto l`ex presidente della Cei, il cardinal Camillo Ruini. In attesa dei duelli su vicepresidenti, presidenti e membri di commissioni (non ultima quella di controllo Rai), poltrone satelliti e altro, il parlamento ha voluto comunque mostrarsi compatto, nel momento dell’avvio. Non è dunque un caso che ieri, alla Camera come al Senato, la nuova maggioranza abbia voluto presentare una mozione unica sulla fiducia al governo Draghi. Un testo che ricalca quello di palazzo Madama, stringatissimo, per dire che la Camera ascoltate le comunicazioni del presidente del Consiglio esprime la fiducia al governo. A firmarla i capigruppo Davide Crippa (M5s), Riccardo Molinari (Lega), Graziano Delrio (Pd), Roberto Occhiuto (Forza Italia), Maria Elena Boschi (Iv) e Manfred Schullian (Misto). Severa la profezia di Giorgia Meloni: “Oggi sono tutti con lei, poi vedra’ quando scattera’ il semestre bianco. Vedra’ quanti temerari dissidenti usciranno fuori”. 

Polvere di Cinque Stelle

Intanto nei Cinque Stelle la scissione è iniziata: la guerra fratricida è un dato di fatto, la battaglia sul simbolo e il rapporto tra Beppe Grillo e Davide Casaleggio sono due fattori da cui dipende l’esistenza stessa del M5S così come finora era conosciuto. Il «no» dei 15 senatori ortodossi a Mario Draghi apre una ferita che difficilmente si rimarginerà. Una manciata di ore dopo, alla Camera, i «contras» viaggiano più o meno sulla stessa linea. I gruppi autonomi, per i dissidenti espulsi, sono a un passo. E, al Senato, gli ultimi rumors spiegano che gli ortodossi avrebbero chiesto al segretario Ignazio Messina l’uso del simbolo Idv. Forse solo il ritorno sulla scena di Giuseppe Conte potrebbe ricompattare i cocci del Movimento.

Il sondaggio sul voto (ancora prima di partire)

Una curiosità: prima ancora che il nuovo governo cominci a operare, esce un sondaggio secondo il quale, in caso di consultazioni, oggi il Centrodestra sarebbe avanti, anche con la discesa in campo dell’ex premier Giuseppe Conte. E’ quanto emerge dal sondaggio sulle intenzioni di voto realizzato dopo il voto di fiducia del Senato a Mario Draghi per la trasmissione di oggi di Porta a Porta, realizzato da Antonio Noto di ‘Noto Sondaggi’. Noto ha testato due scenari di voto: la situazione attuale e lo scenario politico in cui Conte fosse a capo del partito dei 5stelle. L’attuale area di governo che mette insieme Lega, m5s, Pd, Fi, Cambiamo, Leu, Noi con l’Italia e +Europa avrebbe un consenso che supera il 70% (70 con i partiti attuali e 73% con l’ingresso sulla scena politica di Conte alla guida dei 5stelle). Se si confrontano le due tradizionali aree politiche centrodestra e centrosinistra, nell’ ipotesi attuale il centrodestra (Lega - Fdi - Fi - Cambiamo e Noi) distacca l’area di centrosinistra (M5s - Pd e Leu) con il 51% contro il 35%. Nella ipotesi in cui Conte fosse alla guida dei 5Stelle il divario fra centrodestra e centrosinistra si ridurrebbe al 50% contro il 39%.