Crisi governo Draghi, asse Salvini-Berlusconi e caos nei 5Stelle. Gli scenari

A 48 ore dall'atteso discorso del premier al Parlamento, le posizioni dei partiti. E salgono a mille i sindaci che chiedono a Super Mario di restare

Mancano due giorni all'atteso discorso di Mario Draghi al Parlamento sulla crisi di Governo. Il premier resterà al timone? Si formerà un Draghi bis con una nuova maggioranza? Oppure la frattura resta insanabile con il presidente del Consiglio che confermerà le dimissioni e si andrà al voto anticipato in autunno. La situazione è in continua evoluzione con i partiti in fibrillazione. Matteo Salvini Silvio Berlusconi fanno quadrato e si dicono pronti a sostenere un Draghi bis ma "senza i grillini". Giorgia Meloni e Fratelli d'Italia restano irremovibile sulla necessità di andare al voto mentre il Pd punta tutto sull'ala governista del Movimento 5 Stelle dove la frattura con i "contiani' (in primis il ministro Patuanelli) rischia di allargarsi sempre di più e di produrre un ennesimo esodo verso il nuovo partito fondato dal ministro Luigi Di Maio. Sullo sfondo l'appello bi-partisan dei sindaci che chiedono al premier Draghi di rimanere al suo posto.

I nove 5 Stelle membri del governo Draghi 

L'asse Salvini-Berlusconi Nell'incontro del Cavaliere e del leader della Lega a villa Certosa la crisi di governo i due hanno iquidato il M5S "per la loro incompetenza e la loro inaffidabilità" e ribadito la ferma intenzione di tenere una strategia comune come centrodestra, affermano di essere pronti al voto. L'apertura a un Draghi bis retto su nuova maggioranza potrebbe essere letta come una chiara strategia di ridurre proprio il peso politico del Movimento 5 Stelle (alle prese con una nuova scissione) e dunque di rendere comunque ininfluente a quel punto la necessità di avere l'appoggio dei grillini.

Caos 5 Stelle Aprendo l’assemblea congiunta dei suoi parlamentari nelle giornata di ieri in streaming, Giuseppe Conte ha spiegato che "il nostro no non era alla fiducia, ma una reazione alle umiliazioni subite" e aggiungendo: "Senza risposte chiare e se non ci verrà garantito rispetto, il Movimento 5 Stelle non potrà condividere la responsabilità diretta di governo". In altre parole: il M5s passerà all’opposizione, o all’appoggio esterno. L’ennesima offerta, l’ultimo disperato rilancio, non è solo il tentativo di ributtare sulle spalle del premier la responsabilità della crisi di governo, ma è pure il frutto di una disperata mediazione a uso interno dei grillini. Per dire, i famosi nove punti si sono già ridotti a cinque: difesa secca del Reddito di cittadinanza, conferma del Superbonus, salario minimo (ma quello "legale"), piano di aiuti a famiglie e imprese, no a nuovi termovalorizzatori e trivelle

Di Maio e una nuova scissione Dopo la defezione di alcune decine di parlamentari andati con Di Maio (che oggi conta ben 64 parlamentari), almeno altri trenta deputati guidati dal capogruppo Crippa e 4-5 senatori, sono infatti pronti ad andarsene a loro volta in Italia per il Futuro. Il gruppo di Di Maio, in questo modo, arriverebbe a oltre cento parlamentari e ai 5 Stelle (oggi in 166) ne resterebbero circa 120. Un salasso inaccettabile, e che potrebbe non finire: due ministri su tre, D’Incà e Dadone (non Patuanelli), oltre a Crippa, i suoi 30 deputati, ma anche big come Fraccaro, Bonafede, Dieni, minacciano di andarsene in caso di sfiducia al governo. Non è ancora detto che non la facciano comunque, prima di mercoledì, la scissione, ma in ogni caso loro, se si voterà, daranno la fiducia. Le contestazioni alla linea del capo politico, ieri sera nel corso delle riunioni interne, sono state molto veementi. Acque sempre più agitate, e dire che non sono mai state calme. Tanto che il capo politico ha fatto sconvocare la assemblea dei soli deputati, quasi tutte colombe. Alla fine, comunque, in assemblea si sarebbe contata solo una decina – su trenta – di interventi (tutti da deputati) contrari alla linea scelta dal partito.