Coronavirus, intesa sul Sud. Soldi anche a chi lavora in nero

Sì al reddito d’emergenza. Dieci miliardi per il sommerso: lo scopo è evitare assalti a banche e supermercati. Prime rivolte in Sicilia

Carabinieri presidiano un centro commerciale a Palermo

Carabinieri presidiano un centro commerciale a Palermo

Roma, 30 marzo 2020 - Soldi. Parecchi, attraverso una nuova misura, quella del Reddito di emergenza (Rem), che sarà il perno, probabilmente, del nuovo decreto legge che il governo ha in programma per i giorni di Pasqua. I viceministri Castelli e Misiani, numeri due del Tesoro, spiegano: "Stiamo pensando di allargare il reddito", incassando il sostegno di Leu, di 17 parlamentari di Forza Italia eletti al Sud, ma la netta contrarietà di Italia Viva. Dieci miliardi di euro, dunque, destinati a una platea molto ampia, quella dei lavoratori del sommerso, dai parcheggiatori abusivi ai fautori di attività borderline presenti soprattutto al Sud, che da tre settimane non riescono a raccogliere più un euro. E la situazione potrebbe anche peggiorare, creando i presupposti per innescare rivolte dal basso, con saccheggi e assalti a banche e supermercati, che già si sono verificati e di cui l’intelligence italiana ha dato ampiamente conto al governo.

Un report che ha fatto crescere l’apprensione per un’esplosione, imminente e incontrollabile, della ‘polveriera del Sud’. Il primo a lanciare l’allarme è stato il ministro del Sud, Giuseppe Provenzano: "Ho paura che le preoccupazioni che stanno attraversando larghe fasce della popolazione per la salute, il reddito, il futuro con il perdurare della crisi si trasformino in rabbia e odio; ci sono aree sociali e territoriali fragili ed esposte. Il bilancio pubblico si deve prendere cura dell’intero tessuto sociale. E lo deve fare adesso". Il messaggio del governo è chiaro: dare a tutti gli strumenti per acquistare il cibo.

"Quando si arriva a fine giornata - ha spiegato la titolare dell’Interno Luciana Lamorgese - si deve avere la possibilità di dare da mangiare ai propri figli, e di questo dobbiamo tenere conto". Episodi di illegalità diffusa si sono già verificati nelle aree più depresse del Mezzogiorno, dove l’economia sommersa, congelata dai divieti di circolazione, ha fatto emergere l’inquietudine di molte persone. E nei prossimi giorni la situazione potrebbe addirittura peggiorare. "Con il Cura Italia abbiamo fatto molto - ha proseguito Provenzano - ma ora dobbiamo mettere i soldi nelle tasche degli italiani. Questa è la priorità del decreto di aprile; in gioco c’è l’ossatura della democrazia. La polveriera sociale rimanda a una grande questione democratica".

Una ‘questione’ composta da migliaia di lavoratori in nero, operai e braccianti stagionali, lavoratori saltuari, ambulanti, commessi, parcheggiatori abusivi, su cui contano altrettante migliaia di famiglie del Mezzogiorno che in questa fase sono restate senza reddito, per non parlare di quel sottobosco legato alla criminalità organizzata che è stato sospeso dal lockdown.

Tutti senza soldi e senza ammortizzatori sociali; l’Istat parla di circa 3,7 milioni di lavoratori del sommerso che fanno girare un’economia di 200 miliardi di euro. Al nero. La rabbia, in Sicilia, ha messo a rischio i supermercati, come il Lidl di Palermo, dove alcuni cittadini hanno riempito i carrelli e pretendendo di uscire senza pagare, ma è successo anche a Paternò (CT), dove un giovane è stato denunciato dopo aver inviato su Whatsapp un audio in cui chiamava mille persone a saccheggiare un supermercato della città. Questo mentre in un gruppo Fb un utente segnava la data del 3 aprile come inizio della razzia di negozi di generi alimentari e farmacie, mentre a Bari prima è stato assaltato un camion di generi alimentari, poi c’è stata una protesta davanti a una banca chiusa con la gente che urlava "fate schifo, lo Stato fa schifo". Una situazione al limite, in cui si teme che la capacità di controllo sul territorio dei clan mafiosi possa far leva sul sentimento di rabbia per innescare rivolte incontrollabili. E in serata il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, chiarisce: i buoni spesa "non riguarderanno i beneficiari del reddito di cittadinanza che hanno già un sostegno. Dobbiamo rivolgerci a persone indigenti".