Oltrepò, Terre di nuove sfide

Il piano della cooperativa: fatturato a 40 milioni e raddoppiare la produzione di bottiglie

Andrea Giorgi con l'enologo Riccardo Cotarella

Andrea Giorgi con l'enologo Riccardo Cotarella

Broni (Pavia), 3 agosto 2019 - Raddoppiare il vino in bottiglia, alzare l’asticella della qualità e raggiungere i 40 milioni di euro di fatturato in 5 anni. Il piano di Terre d’Oltrepò è fatto di «sfide difficili, ma siamo convinti che siano alla nostra portata». Il presidente della cantina cooperativa del Pavese, Andrea Giorgi, guarda al prossimo futuro con ottimismo. Al suo fianco, due nuovi direttori commerciali (Massimo Sala, esperienza più recente in Terre del Vino, per il segmento bottiglie; e Alberto Servetti per la parte sfuso) e l’enologo Riccardo Cotarella. Fino a cinque fa, il business di Terre d’Oltrepò era fatto per il 90% di vendite di sfuso e 10% in bottiglia. Oggi le percentuali sono già sensibilmente diverse: 70% sfuso e 30% bottiglie. L’obiettivo è di passare da 3 a 7 milioni di bottiglie. «Terre d’Oltrepò in un’annata normale riceve uve dai soci e le trasforma: circa 400mila quintali (nel 2018 sono stati più di 550mila) – spiega Giorgi –. Si tratta di 28 milioni di litri e se tutto fosse prodotto in bottiglie, si tratterebbe di 31 milioni di bottiglie. Numeri impossibili da gestire anche da un punto di vista logistico e non solo di mercato». Il traguardo dei 7 milioni di bottiglie è quello più «ragionevole» e permetterebbe di tradurre le remunerazioni a favore dei soci per le uve conferite con incrementi del 10-12% rispetto alle quotazioni attuali.

«Ma anche lo sfuso non è un prodotto di serie B – rimarca il presidente – solo che, in passato, non è stato valorizzato come, invece, avrebbe meritato. Certe partnership come quelle che abbiamo in corso con Cavit servono anche a questo». La cantina, fra Broni, Casteggio e Santa Maria della Versa riceve ogni anno oltre il 50% della produzione di uve dell’Oltrepo: senza questa realtà, sarebbe un tracollo per un settore che coinvolge oltre diecimila aziende. La credibilità di questo colosso della viticoltura lombarda (è la cooperativa più grande della regione) è sancita da un crescente numero di richieste di adesione. Con una prospettiva di grande sviluppo: «Siamo convinti di poter raggiungere un fatturato di 40 milioni di euro entro 5 anni».