Siccità e guerra in Ucraina, la produzione di riso è a rischio

Allarme nel momento della semina nelle risaie pavesi e lombarde

Una risaia a Pavia

Una risaia a Pavia

Un problema che va ben oltre la questione ambientale. Quello della siccità sta diventando oggi più che mai un problema di natura economica. Basti pensare che la mancanza di pioggia degli ultimi mesi sta influendo in maniera decisamente negativa sulle coltivazioni di riso. La siccità sta mettendo a rischio le semine di riso in Italia, dove si ottiene circa la metà del raccolto europeo. E le difficoltà della situazione internazionale con la guerra in Ucraina non contribuiscono di certo ad allerggerire la situazione.

 "Per cercare di contrastare l'aumento dei costi di produzione bisogna lavorare fin da subito sugli accordi di filiera, che sono uno strumento indispensabile per la valorizzazione delle produzioni nazionali e per un'equa distribuzione del valore lungo la catena di produzione". Stefano Greppi, risicoltore pavese e presidente di Coldiretti Pavia, si unisce all'allarme lanciato oggi dall'organizzazione agricola a livello nazionale e lombardo per "la gravissima siccità e l'aumento record dei costi di produzione provocato dalla guerra in Ucraina", che "sta mettendo in serio pericolo le semine" del riso, che potrebbero essere tagliate di oltre 3mila ettari a livello nazionale.

In Italia sono, in base ai dati Coldiretti, 227mila gli ettari coltivati a riso, con 3.700 aziende che raccolgono 1,5 milioni di tonnellate di risone all'anno, il 50% dell'intera produzione Ue. In Lombardia si concentra il 40% di tutte le risaie made in Italy, con Pavia che è la prima provincia risicola europea (circa il 35% del riso italiano) con circa 80mila ettari coltivati a risaia da 1.500 aziende agricole attive nel settore, oltre ad altre zone vocate nel Milanese, Lodigiano e Mantovano. "Mentre si avviano le semine stagionali - spiegano da Coldiretti Pavia su dati Arpa Lombardia - gli agricoltori si trovano a fare i conti con il 57% in meno delle riserve idriche accumulate nei grandi laghi, negli invasi artificiali e sotto forma di neve rispetto al periodo 2006-2020". "La preoccupazione per la grande siccità" per la Coldiretti comporta "il rischio di diminuzioni estive della risorsa idrica superiori al 30%, con i livelli del Po scesi a -3,38 metri al ponte della Becca più bassi che in piena estate e i grandi laghi semi vuoti come il Maggiore che è ad appena il 28% del suo riempimento e il Como a meno del 6%".

"Uno scenario preoccupante - prosegue Coldiretti Pavia - proprio nel momento in cui i consumi alimentari mondiali potrebbero nel tempo spostarsi in diversi Paesi dal grano al riso, secondo il dipartimento dell'agricoltura statunitense (Usda) che evidenzia come i mercati cerealicoli globali siano stati colpiti dall'invasione russa dell'Ucraina e dalla quasi completa cessazione delle esportazioni di grano da quel Paese".