Vino contraffatto a Canneto, ora è corsa contro il tempo

Sos del coordinatore del cda della cantina sociale: 50 soci attendono ancora il saldo dei conferimenti uve del 2018

Al consiglio comunale aperto produttori e 40 sindaci dell’Oltrepo vitivinicolo

Al consiglio comunale aperto produttori e 40 sindaci dell’Oltrepo vitivinicolo

Canneto Pavese, 2 febbraio 2020 - Corsa contro il tempo: "La cantina sociale di Canneto Pavese deve continuare a vivere anche per evitare situazioni di monopolio. Non possiamo attendere oltre: ci sono soci (una cinquantina su 200) che attendono ancora il saldo dei conferimenti uve del 2018 e dieci dipendenti che rischiano di non avere lo stipendio". E’ la sintesi dell’intervento di Massimo Piovani, viticoltore, da una decina di giorni coordinatore (ma senza alcuna delega) del consiglio d’amministrazione della cooperativa il cui presidente e vice, sono agli arresti domiciliari.

In carica però restano comunque, oltre a Piovani, altri otto consiglieri, ma nessuno ha potere decisionale e quindi, per superare questa fase, si guarda con insistenza alla Lega Coop a cui la cooperativa aderisce. "La cantina – fa sapere Piovani – già il giorno dopo il blitz ha ripreso a operare normalmente. Non è stato messo sotto sequestro alcun quantitativo di vino". Dietro le quinte, spuntano alcuni dati: il vino "fasullo" sarebbe solo l’1% del totale della produzione che, alla cantina di Canneto, negli ultimi anni era quintuplicata passando dai circa 20mila quintali di uva trasformata a circa 90-100mila. Ma il danno, sia d’immagine sia per le ripercussioni negative sul mercato, pesa come un macigno: lo scandalo è arrivato anche negli Usa con una pagina pubblicata sulla prestigiosa rivista Wine Spectator.

Al consiglio comunale aperto dell’altra sera, a Canneto Pavese, presenti tanti produttori e preceduto da una riunione di 40 sindaci dell’Oltrepo vitivinicolo, è stata anche l’occasione per una severa diagnosi sui problemi della vitivinicoltura locale. Passione e volontà, soprattutto da parte dei giovani vitivinicoltori, come ha sottolineato il presidente del Consorzio Club del Buttafuoco Storico, Marco Maggi, non mancano. Qualità del prodotto e professionalità sono un patrimonio diffuso da salvaguardare, ma ci sono questioni di fondo da a risolvere. "Coltivare un ettaro a vigneto – ha detto Alberto Vercesi, vicesindaco a Canneto Pavese e docente alla facoltà di agraria dell’Università Cattolica di Piacenza – in Oltrepo costa circa seimila euro. I prezzi medi pagati in Oltrepo sono di 50-55 euro al quintale, in Piemonte e in Veneto 200 euro al quintale. Da noi, così, non ci sono margini di redditività e ogni 5-6 anni, queste crisi si ripetono".

Riccardo Fiamberti, presidente della Fondazione Gal Oltrepo, già sindaco e assessore provinciale all’agricoltura, è ancora più duro: "Fino a che non si modificano i disciplinari di produzione e si riducono i quantitativi tenendo conto che alcune rese sono impossibili tecnicamente da ottenere - ha detto – non verrà mai debellato il fenomeno del vino solo sulla carta, ma in realtà mai prodotto. La prima denuncia era partita qui a Canneto Pavese, nel lontano 2009". Ci sono ritardi su diversi fronti: i tavoli tecnici istituiti nel 2018 per le Doc e Docg non sono ancora giunti a una conclusione condivisa, la zonazione (suddivisione per zone a seconda della vocazionea) pronta già nel Duemila non è mai stata attuata. "Colpa di noi viticoltori", è stato detto. Ieri a Cigognola, presente anche il presidente di Slow Food Carlo Petrini, è stato presentato un nuovo indice messo a punto dall’agronomo friulano Giovanni Bigot che consente, attraverso l’analisi di alcuni parametri, di attribuire una sorta di pagella, da 0 a 100, per stabilire il potenziale qualitativo di un vigneto. Insomma anche l’innovazione come strumento di rilancio.