La Versa alla cordata Cavit-Terre d’Oltrepo: "Ora inizia il rilancio del territorio"

All’offerta di 4,2 milioni di euro da parte della nuova società Valle della Versa costituita da Terre d’Oltrepo e Cavit non ha fatto seguito alcun rilancio da parte di Soave

Il presidente del Consorzio tutela vini Oltrepo pavese Michele Rossetti

Il presidente del Consorzio tutela vini Oltrepo pavese Michele Rossetti

Broni, 21 febbraio 2017 - Cinque minuti per un’asta che, di fatto, non c’è stata. All’offerta di 4,2 milioni di euro da parte della nuova società Valle della Versa costituita venerdì scorso da Terre d’Oltrepo (quota del 70%) e Cavit (30%) non ha fatto seguito, come preannunciato, alcun rilancio da parte di Soave rimasta ferma sui 4,15 milioni di euro dell’offerta, ante asta, presentata l’11 gennaio. E così la storica cantina La Versa 1905 e relativo marchio nonché la sede di Santa Maria della Versa, da ieri, sono parte integrante di Terre d’Oltrepo più Cavit. L’orientamento di Soave era di puntare all’acquisizione senza asta, ma poi è spuntata la cordata Terre d’Oltrepò insieme a Cavit. Dibattito e polemiche, ieri, però hanno ceduto il passo ai commenti positivi. A iniziare da Terre d’Oltrepo con il presidente Andrea Giorgi che sottolinea: «L’acquisizione è un’operazione strategica di grande importanza per il rilancio del territorio oltrepadano alla luce del nuovo corso intrapreso dalla nostra cantina. In questo contesto, abbiamo identificato in Cavit il partner ideale, non solo dal punto di vista finanziario, ma soprattutto per le consolidate competenze gestionali». Fa eco dalla sede Cavit di Ravina di Trento il presidente Bruno Lutterotti: «Siamo lieti di poter contribuire con la nostra esperienza tecnica e manageriale a questa operazione di rilancio, esempio di come fare sistema nel mondo cooperativo e di creare valore per i soci viticoltori». Terre D’Oltrepo e Cavit sono legati da tempo da consolidati rapporti di collaborazione. Il colosso trentino ha fatturato oltre 170 milioni di euro nell’esercizio 2015-2016, l’80% derivante dall’export, vanta un patrimonio netto di 72,38 milioni e soprattutto ha una posizione finanziaria netta di ben 24,27 milioni. Cioè forte liquidità e zero debiti.

Terre d’Oltrepo che dovrà sborsare quasi tre milioni di euro aveva chiuso l’ultimo esercizio con una perdita di 3,5 milioni, ma dovuta a un accantonamento di 6,5 milioni di euro per eventuali rischi connessi all’inchiesta del falso Pinot grigio. Commenti positivi sono arrivati anche dal Consorzio tutela vini Oltrepo pavese e dal Distretto del vino. «È la conferma del nuovo corso deciso da Terre d’Oltrepo e il marchio La Versa è quanto mai prestigioso per il rilancio del territorio – dice Michele Rossetti, presidente del Consorzio –. Rischi da monopolio non ne vedo, con questa operazione viene comprata un’azienda fallita che non aveva più soci. Io e tanti altri saremmo stati preoccupati se fosse avvenuto il contrario e cioè La Versa non fosse rimasta in mano all’Oltrepo». Concorda Fabiano Giorgi, presidente del Distretto: «Non serve discutere su chi avrebbe fatto meglio, ma lavorare per rilanciare un marchio di prestigio e le scelte del nuovo management di Terre d’Oltrepo vanno nella direzione di valorizzare il territorio.» E lo stesso Fabiano Giorgi rivela: «Meglio che La Versa resti in mano all’Oltrepo. Anch’io ci avevo pensato».