Sostanze vietate nei vini: "Ipotesi contaminazione di un prodotto conto terzi"

All’indomani del blitz negli enopoli di Broni, Casteggio e Santa Maria della Versa Terre d’Oltrepo si parla di fatto accidentale e non nocivo ma si temono contraccolpi

L’enologo Marco Bertelegni

L’enologo Marco Bertelegni

Broni (Pavia) - Tutta colpa di un residuato in un macchinario in uso alla cantina? Il giorno dopo il blitz con perquisizioni a tappeto negli enopoli di Broni, Casteggio e Santa Maria della Versa del colosso Terre d’Oltrepo, in seguito ad un esposto che risalirebbe ad alcuni mesi or sono, un’altra nota diramata dal quartier generale di Terre aggiunge ulteriori dettagli alla vicenda che risale al giugno di un anno fa. In una partita di bottiglie di spumante (si dice meno di cinquemila) in vendita in una catena della grande distribuzione, erano state trovate tracce di una sostanza vietata nella vinificazione, la diglicerina ciclica (comunque innocua - precisa la nota di Terre d’Oltrepo – alla salute). "L’ipotesi più probabile - si legge nella nota - è quella della contaminazione di un prodotto lavorato conto terzi che potrebbe essere residuato in un macchinario e quindi in qualche bottiglia. Il problema sarebbe riferito a qualche centinaio di bottiglie pari allo 0,0001 della produzione".

Fra l’altro sempre Terre d’Oltrepo precisa che le analisi poi eseguite in altri laboratori indipendenti (San Michele d’Adige e Isvea) avevano indicato valori al di sotto dei limiti di legge. In attesa che l’iter dell’inchiesta della magistratura faccia il suo corso, i timori sono anche (se non soprattutto) per i possibili contraccolpi negativi in una congiuntura già difficile, causa Covid, per il vino dell’Oltrepo. L’assessore regionale all’agricoltura, Fabio Rolfi, atteso a Stradella il prossimo 17 aprile, nel sottolineare che " per il bene di tutti è necessario fare chiarezza immediata" garantisce, comunque, il sostegno della Regione Lombardia per il rilancio dell’Oltrepo.

Sul fronte dei produttori , non mancano le preoccupazioni. "Lo spumante deve essere il riferimento dell’Oltrepo e non può essere venduto a prezzi stracciati – dice Marco Bertelegni, enologo della blasonata cantina “Monsupello“ di Torricella Verzate, pluridecorata in Italia e all’estero. "Il nostro è un territorio già martoriato che non merita tutto questo e tanto meno condanne anticipate - aggiunge - servono, invece, maggiori tutele a tutti i livelli per il buon nome dell’Oltrepo". Mattia Nevelli che con il marchio “Ballabio“, proprio nel 2020, si è aggiudicato con il “Farfalla“, il titolo di miglior spumante d’Italia, non manca di rilevare: "Troppa esasperazione, soprattutto mediatica, per una vicenda ancora da chiarire. Purtroppo le brutte notizie hanno sempre il sopravvento su quelle belle che riguardano le nostre aziende ed i successi dei nostri prodotti". Insomma un mix comprensibile di paura per quella che potrebbe essere la reazione dei mercati e di risentimento per un clamore di cui, in Oltrepo, si sarebbe fatto volentieri a meno.