A Villa Gaia non entrano le carrozzine: battaglia legale per eliminare le barriere

A Villa Gaia, il progetto pensato per le donne in difficoltà che ha ridato vita all’Antica dogana di via Bongiorno, la rampa d’accesso non è sicura

Barriere architettoniche davanti all’ingresso di Villa Gaia

Barriere architettoniche davanti all’ingresso di Villa Gaia

Rea Po, 1 ottobre 2016 - Barriere architettoniche in un luogo pensato per abbattere le barriere culturali. A Villa Gaia, il progetto pensato per le donne in difficoltà che ha ridato vita all’Antica dogana di via Bongiorno, una carrozzina non può entrare perché la rampa d’accesso non è sicura. «L’impresa e il progettista che ha curato la ristrutturazione hanno sbagliato – dice Isa Maggi, mamma di Gaia in nome della quale è stata costituita una fondazione per ricordare la giovane morta il 29 settembre 2008 –, fidandomi di loro, ho perso i tempi giuridici per denunciare il fatto. Sono così passata dalla parte del torto e sto subendo notevoli conseguenze economiche per me e per la mia famiglia. Ho iniziato la mia battaglia che continerò fino a dimostrare che una carrozzina non può entrare». Una relazione tecnica effettuata da un geometra iscritto all’albo, infatti, riferisce che l’intervento di ristrutturazione ha portato alla realizzazione di una rampa per il superamento del dislivello che esiste tra il piano stradale e la soglia d’ingresso al locale adibito allo svolgimento di attività aperte al pubblico. «La rampa – si legge nella relazione tecnica – è stata realizzata in tre punti ed è pavimentata con piastrelle di cemento rivestite in graniglia. La prima porzione, però, ha un’inclinazione diversa rispetto alla successiva salita e la rampa curva a destra in salita in un piano inclinato».  Non rispetta la normativa imposta dal ministero Lavori pubblici nel 1989. Eppure la struttura di Rea Po è stata ristrutturata da poco. «Abbiamo costituito una fondazione per ricordare Gaia Santagostino – insiste Isa Maggi –. Gaia studiava Scienze politiche all’Università di Pavia e lavorava allo Sportello donna di Pavia dove si occupava di donne in difficoltà, senza lavoro, con fragilità psicosociali e bambini. Fondazione Gaia è nata per aiutare le donne in difficoltà a causa di condizioni di emarginazione, povertà e discriminazione sociale promuovendo progetti». Ma se si possono superare le barriere culturali, quelle architettoniche sono difficili da abbattere anche per un progetto innovativo destinato alle donne vittime di violenza. Villa Gaia, progetto partito dalla ristrutturazione di una casa storica dell’Oltrepo, voleva realizzare uno spazio di accoglienza. Un luogo della tradizione è così diventato cantiere creativo e nodo centrale di un reticolo di percorsi di sostenibilità cogliendo opportunità di sviluppo per l’intero territorio. «Ad un certo punto, però – conclude Maggi – si è scoperto che l’ingresso alla parte già attiva, presenta barriere architettoniche». E la battaglia legale è cominciata.