Via De Motis, gli inquilini tornano a casa per mezz'ora / VIDEO

Pavia, nove famiglie hanno potuto prendere gli effetti personali

Le palazzine di via de Motis a Pavia

Le palazzine di via de Motis a Pavia

Pavia, 26 marzo 2021 – Oltre un mese dopo il cedimento strutturale della palazzina nella quale vivevano, hanno potuto far ritorno al civico 4 di via De Motis per riprendere i loro effetti personali.  Emozionate nelle prime ore del pomeriggio sono arrivate davanti all’edificio C, l’ultimo dei tre dello stesso cortile per essere accompagnate all’interno. Hanno potuto varcare il portoncino e non sono state costrette a salire con la gru dei vigili del fuoco passando dalla finestra come sembrava inizialmente. All’interno, sulle scale, hanno trovato crepe ancora più evidenti rispetto a quelle che avevano lasciato il 24 febbraio, ma i tecnici avevano puntellato tutto, in modo da consentire un passaggio in sicurezza. Caschetto in testa, dal terzo piano a scendere fino al piano terra, una persona alla volta per nucleo familiare ha potuto rientrare nell’appartamento e prendere quanto gli servisse avendo a disposizione non più di mezz’ora. «Finalmente entriamo» ha commentato una coppia di studenti universitari che viveva in affitto in via De Motis e si era trasferita da amici in centro. «Ci togliamo un peso» hanno aggiunto altre famiglie con poca voglia di raccontare le loro sensazioni. «Inizialmente tutte le persone erano nervose – ha commentato il sindaco Fabrizio Fracassi -, non sapevano che cosa potessero recuperare. Un anziano che ha passato tutta la vita nell’appartamento tremava, una volta entrato, l’ho visto sorridere. Ha portato via gli oggetti a cui teneva di più».

Le fotografie del marito defunto, ma anche televisori, piccoli elettrodomestici, abiti: le famiglie hanno preso dalle loro case tutto ciò che era importante per loro. A cominciare dalla tesi di laurea e dal computer che alcuni studenti avevano lasciato nell’appartamento che occupavano. «Non sono stati portati via i mobili – ha aggiunto il sindaco -, ma tutto il resto è stato preso. I vigili del fuoco e la protezione civile hanno fatto un lavoro egregio. E ora, visto che non ci sono più oggetti di valore, toglieremo la sorveglianza che veniva garantita».

Era l’ora di pranzo di quel 24 febbraio quando all’improvviso le 19 persone che vivevano nella palazzina, hanno sentito dei rumori e visto delle crepe aprirsi. Per paura di un crollo sono scappati con quello che indossavano e le ciabatte ai piedi, lasciando tutto quello che possedevano all’interno dell’edificio che era stato costruito da Aler e poi venduto agli inquilini. Dei nove appartamenti, uno soltanto è ancora di proprietà di Aler e chi lo occupava ha ora trovato un altro alloggio. Altri due anziani, invece, si sono trasferiti in una residenza sanitaria fuori città. Più incerto il futuro delle famiglie alle quali Aler ha proposto diverse soluzioni. Delle due coppie che vivevano al 4 C, una ha accettato l’appartamento che le è stato proposto e l’altra andrà a vederlo in settimana, mentre le due famiglie stanno valutando se gli alloggi sono di loro gradimento.

«Le soluzioni individuate da Aler non rientrano tra le case che saranno presto assegnate – ha proseguito il primo cittadino – e sono appartamenti che non hanno bisogno d’interventi, possono essere occupati immediatamente». Certo occorrono i mobili. Per aiutare le famiglie, le offerte che saranno raccolte domenica durante le messe, saranno interamente devolute. E poi si dovrà pensare se abbattere la palazzina costruita nel 1949 e notevolmente ammalorata. Nel frattempo nel sottosuolo si dovrà compiere un’indagine per accertare che le altre palazzine del civico 4 e del civico 2 non abbiano problemi. Aler, che è proprietaria di alcuni alloggi e dell’intero stabile che si trova al 2C si è detta disponibile a pagare dei professionisti e lo stesso intendono fare i proprietari privati. «Così torneremo a dormire tranquilli» hanno commentato.