Veranda abusiva, dopo 27 anni deve demolirla

Il Tar ha dato torto al proprietario: il Comune può intervenire anche dopo molto tempo

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Dopo 27 anni dall’acquisto della casa, scopre che la veranda era abusiva. Il Comune gli ordina di demolirla, lui presenta ricorso al Tar, che lo rigetta. La disavventura è capitata a un uomo che nel 1988 aveva acquistato una casa fuori dal centro abitato di Pavia. La precedente proprietaria aveva dichiarato che tutti gli interventi edili erano stati effettuati prima del 1967 e che non c’erano state variazioni.

Un anno dopo l’acquisto, nel 1989, il proprietario aveva chiesto al Comune, che aveva acconsentito, di effettuare interventi di manutenzione straordinaria. In seguito, nel dicembre 2015, ha chiesto l’accesso agli atti relativi al proprio immobile, in particolare l’autorizzazione edilizia ed eventuali varianti e la pratica della veranda esterna, dichiarando espressamente che questa risaliva al 1982. Dunque ben dopo l’anno 1967, quando è entrata in vigore la Legge Ponte che impone, come scrive il Tar, "la necessaria preventiva acquisizione del titolo edilizio". Il Comune ha accertato che non esisteva alcun documento relativo alla veranda, che per di più si trova in area sottoposta a vincolo paesaggistico: era abusiva, senza possibilità di legittimarla. Il residente ha affermato di esserne venuto a conoscenza solo in quel momento e si è rivolto al Tar, spiegando tra gli altri motivi di ricorso che la veranda risaliva a prima del 1967 e che nell’atto notarile era stata erroneamente indicata come "terrazza". Inoltre ha impugnato la sanzione da 20mila euro.

Il Tar gli ha dato torto, rilevando come in nessun documento di vendita si parlasse della veranda, ritenendo poco probabile che il notaio si fosse sbagliato e sottolineando che la pubblica amministrazione può intervenire in materia di abusi edilizi anche dopo molto tempo.

Nicoletta Pisanu