Un muro da 110 metri per il padre dell’arte di strada

Negli Horti del Collegio Borromeo l’opera del noto creativo che coniuga pittura e poesia

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di Manuela Marziani

Una parete lunga 110 metri, muro perimetrale dell’edificio che accoglie il dormitorio comunale San Carlo, luogo che ospita i più fragili, è stata scelta da Ivan Tresoldi (nella foto), noto poeta e artista di strada, per una delle proprie opere. Il lavoro, iniziato a metà maggio, sta nascendo negli Horti Borromaici, il parco di tre ettari in centro storico, a ridosso del Ticino, che il Collegio Borromeo intende aprire alla città.

Su uno sfondo verde Tresoldi sta componendo una delle sue “scaglie“, brevi componimenti che caratterizzano la sua arte. Un murale di mille mq dove si incontrano passato e futuro e convivono forme d’arte diverse, frutto del lavoro di artisti di fama internazionale: da Arnaldo Pomodoro a Marco Lodola, da Emilio Isgrò a David Tremlett. “Chi getta semi al vento, farà fiorire il cielo“, è il titolo dell’opera.

"La parola è strumento attivo di costruzione semantica ma anche estetica, finalizzata al raccolto delle istanze culturali del Collegio così come di Pavia – spiega l’artista – La relazione tra scrittura, luce, ambiente, la dinamica delle stagioni e ciò in cui l’opera si propaga e per cui l’opera è generata". Ha scelto il verde il padre dell’arte di strada che ha saputo cogliere e restituire le diverse sfumature dettate dalla luce, ma anche dalle imperfezioni dell’intonaco. "Questo è un luogo ricco di storia, cantato dal Manzoni e intriso di scrittura e poesia e realizzarvi una delle mie opere è per me forma di arricchimento – aggiunge – La street art è arte che, dal basso, ha saputo raggiungere tutti, a differenza di quelle forme artistiche più elevate che finiscono sprofondate a un’altezza quasi irraggiungibile".

"Ogni opera d’arte è, per definizione, l’opera di un artista che vi concentra la propria vita e cultura – spiega il rettore del Collegio, Alberto Lolli – Nel lavoro di Ivan Tresoldi tutto questo è ancor più evidente, perché il suo lavoro negli Horti è frutto di un lungo workshop svolto con gli alunni, i dipendenti del Collegio e anche gli ospiti del dormitorio San Carlo sul cui muro stiamo facendo realizzare l’opera d’arte. Nel lavoro ciascuno potrà ritrovarsi, ricercare il proprio contributo, decifrare se stesso. Questo esercizio in fondo rappresenta la sfida della vita a cui il Collegio educa ogni suo studente: cercare e trovare se stessi".