Da Leopoli a Pavia, "Tre notti in viaggio per salvare i miei bambini"

La fuga di Ivanna dalla guerra: su un grande pullman insieme anche alla madre col suo compagno. Il marito militare lasciato a proteggere la patria

Cinquecento dimostranti hanno partecipato ieri alla manifestazione per la pace

Cinquecento dimostranti hanno partecipato ieri alla manifestazione per la pace

di Manuela Marziani

Sulle spalle ha tre notti insonni e tante ore di viaggio, ma le sue braccia sono ancora sufficientemente forti per tenere stretta la più piccola dei suoi figli, Zlata, di appena 2 anni. Ivanna Voznyak è scappata da Leopoli e ieri è arrivata a Pavia dove, avvolta in una bandiera arcobaleno, insieme ad altre 500 persone ha partecipato alla manifestazione per la pace.

"Mio marito è in guerra come mio fratello – ha raccontato Ivanna – noi siamo scappati e adesso non abbiamo nulla. Sono venuta via con mia mamma e suo marito che è un italiano. Sono molto preoccupata. Non ci sono parole per descrivere quanto sta succedendo nel nostro Paese". Ivanna con i piccoli Lucian di 7 anni e Zlata, oltre alla mamma Nadiya Mariyko col marito Domenico Fugazza, per due giorni ha viaggiato su un grande pullman. "Per fortuna siamo riusciti a scappare, temevo che al confine ci fermassero e ci facessero tornare indietro. Purtroppo fuggire era l’unica cosa che potevo fare per i miei figli. Possiamo solo stare qui per avere un futuro e speriamo che il Comune o qualcuno ci aiuti dandoci una casa perché non sappiamo dove andare e cosa fare. Io mi posso anche arrangiare, ma come faccio con i bambini?".

Al momento tutti e quattro sono ospiti di Carmen Silva, la responsabile dell’associazione multietnica “Ci siamo anche noi“, mentre il papà dei piccoli è in patria. "Lui è un militare – ha sottolineato Ivanna – e deve proteggere la città. Noi ci dobbiamo occupare anche di Domenico, il marito di mia mamma è un paziente oncologico che ha bisogno di cure. Dovremo chiamare il Pronto soccorso per i farmaci di cui ha bisogno, le iniezioni. Domenico non sta bene, fatica a stare in piedi. Da diverso tempo si era trasferito in Ucraina, qui non ha più niente e dev’essere aiutato".

Prima la paura per i bombardamenti, le preoccupazioni, gli allarmi che incombono sulla città e poi la fuga. "La guerra è scoppiata alle 5 di mercoledì, io ho svegliato mia mamma alle 7 e le ho detto che dovevamo scappare. Erano ancora lontani da Leopoli, però si sentivano combattere da tutte le parti. Mia madre non voleva partire subito, pensava di aspettare la prossima settimana. Mi sono impuntata, in pochissimi giorni avremmo potuto morire tutti. Così, non avendo un’auto, ho chiamato un’azienda di pullman che trasporta gli ucraini e siamo partiti. Anche la moglie di mio fratello è scappata passando dalla Polonia, che pare prenda tutti. Noi no e siamo riusciti ad arrivare qui. Ora il mio pensiero va a mio marito. Non so nemmeno se sia ancora vivo".