Corteolona, presa la banda dei rifiuti. Intercettazioni choc: "Ho messo il liquore"

Capannoni in affitto per accumulare i rifiuti, poi le fiamme per distruggere tutto

Carabinieri sezione forestale in azione

Carabinieri sezione forestale in azione

Corteolona, 12 ottobre 2018 - Alle 19.56 del 3 gennaio 2018, Vincenzo Divino scrive un sms su Whatsapp a Riccardo Minerba: «Ho ritirato la torta poco fa... ho fatto mettere la frutta... sopra tutti i lati e ho abbondato al centro con il liquore. Domani se la assaggi ti ubriacherai tanto tanto». Il capannone di Corteolona-Genzone, in provincia di Pavia, sta bruciando da 44 minuti: le fiamme hanno già divorato i muri perimetrali, i vigili del fuoco riusciranno a domarle definitivamente alle 17.53 del giorno dopo. I successivi rilievi dell’Arpa stimeranno per difetto la presenza di 3mila metri cubi di rifiuti stoccati abusivamente, pari a 1.800 tonnellate.

C’era di tutto: plastica e carta soprattutto, ma anche 50 tonnellate tra cisterne di olio esausto, pneumatici, divani, furgoni, macerie di demolizione edile e persino una barca. A nove mesi dall’incendio, uno dei tanti che hanno colpito la Lombardia nell’ultimo anno e mezzo, i carabinieri forestali di Milano e Pavia hanno chiuso l’indagine sui presunti responsabili: a metterlo in atto furono Divino e il complice romeno Stefan Daniel Miere, su mandato di Minerba (i tre sono finiti in carcere). Il perché di quel rogo va ricercato, nell’ipotesi investigativa della Dda, nell’attività illecita che il 40enne pluripregiudicato per reati contro il patrimonio e armi esercitava da tempo: lucrare sullo smaltimento illegale di rifiuti. Un’attività illecita svolta per conto di titolari di ditte autorizzate, che però erano più interessati a massimizzare i profitti al di fuori di ogni regola: è il caso di Alessandro Del Gaizo, amministratore unico della Corsico Rottami srl, e di Santino Pettinato, numero uno della società di intermediazione Ecogroup srl di Settimo Milanese (entrambi sono ai domiciliari).

Ecco la ricostruzione. Minerba affitta il capannone di Corteolona-Genzone e lo utilizza per stiparci i rifiuti provenienti dall’ex Cartaria Morandi di Cesano Boscone e da un’azienda bergamasca. Plastica e carta in teoria indirizzate a Corsico, ma in pratica trasportate nel capannone pavese con i mezzi della bresciana 3L Trasporti srl di Luca Liloni (arrestato). In questo modo, ci guadagnavano tutti: dalla Corsico Rottami, che ha finto di incamerare rifiuti 5-6 volte oltre i limiti, ai camionisti, fino a Minerba, che prendeva soldi per fare il lavoro «sporco». In totale, sono stati calcolati ingiusti incassi per più di un milione di euro, compresi i 69.500 euro di ecotassa mai versati alla Regione. Gli affari sono andati avanti per mesi, tra l’estate e l’autunno del 2017: 5 carichi a settimana per un totale di 80 viaggi, la stima degli inquirenti a dispetto delle dichiarazioni parzialmente autoaccusatorie degli indagati. 

Poi dissapori di natura economica e saturazione del deposito hanno di fatto posto fine al traffico. E di conseguenza Minerba ha pensato bene di bruciare tutto, per disfarsi di quel quantitativo monstre di rifiuti e cancellare le prove. Una cosa è certa: il 40enne non aveva alcuna intenzione di smettere, era già in trattativa per affittare spazi simili tra Levate (Bergamo), Piantedo (Sondrio) e Galliate (Novara). Senza dimenticare che il 16 marzo l’uomo si recò in tarda serata nella comasca Oltrona San Mamette, presso un capannone industriale che due settimane dopo venne incendiato.