Inchiesta sul falso Pinot alla Terre d'Oltrepo: richiesta danni milionaria

All'orizzonte anche la possibile distruzione di centinaia di litri di vino

Controlli antifrode ai produttori di vino

Controlli antifrode ai produttori di vino

Broni (Pavia), 1 novembre 2018 - Un incubo di alcuni milioni di euro, qualcuno dice anche più di 20. Questo il rischio che la cantina Terre d’Oltrepo, la più grande coop del vino della Lombardia, sta correndo. L’importo preciso si conoscerà, a breve, a conclusione dell’inchiesta giudiziaria avviata a fine 2014 e giunta alle battute finali. Intanto il vecchio management e gli ex vertici della cantinasono stati chiamatiin causa, in solido, con un’ordinanza di sequestro conservativo del Tribunale di Milano dopo la richiesta dell’attuale CdA della cantina.

Un conto salato: 5,6 milioni chiesti all’ex direttore generale Livio Cagnoni, 4,2 milioni alla sua ex segretaria, Pier Carla Germani, 3,5 milioni circa a due ex esponenti di vertice ovvero Graziano Faravelli e Pier Luigi Casella, 627mila euro all’ex numero uno, Antonio Mangiarotti, che era presidente anche prima della creazione di Terre d’Oltrepo, ai tempi della cantina intercomunale di Broni. Tutti dati che si leggono sui bilanci 2017 e 2018 della cantina che ha, comunque, oltre alla richiesta di sequestro conservativo nei confronti degli ex amministratori e manager, provveduto ad accantonare al fondo rischi futuri, circa 5,6 milioni di euro. Basteranno a far fronte all’eventuale maxi multa che, fra l’altro, potrebbe essere più di una? Proprio nel documento contabile approvato a larga maggioranza lo scorso 29 ottobre, viene fornito il quadro dei procedimenti in corso. Due le cause civili davanti al Tribunale di Pavia per accertamenti di vecchia data, un procedimento dell’Ispettorato Antifrode e quello della Procura di Pavia che riguarda due capi di imputazione (truffa aggravata ai danni dello Stato e frode in commercio per il falso Pinot grigio). Per questo procedimento entro fine anno si dovrebbe chiudere la fase d’istruttoria con le decisioni di rinvio a giudizio o patteggiamento dopo l’udienza che si è tenuta il 25 ottobre scorso.

Dal punto di vista economico, al di là delle responsabilità penali che emergeranno, un impatto consistente potrebbe essere rappresentato anche dai quantitativi di vino destinati alla distruzione che, in tal caso, finirebbero alla distillazione obbligatoria. Nel bilancio di Terre d’Oltrepo si indica un quantitativo di 43.477 ettolitri di vino a rischio. A questo andrebbe aggiunto un declassamento di ulteriori quantità (in pratica vino che, anziché di una etichetta, ne dovrebbe avere un’altra meno pregiata) con un impatto stimato di altri 3 milioni di euro circa. Numeri che, a conti ultimati, potrebbero cambiare e quindi anche diminuire, ma indubbiamente significativi sul piano economico. L’attuale vertice del colosso vitivinicolo, tuttavia, rassicura: tutto sotto controllo e pronti a ripartire dal dato record di uve conferite nella vendemmia appena conclusa: oltre 550mila quintali. Ben oltre la metà dell’intero Oltrepo Pavese.