Terre d’Oltrepo, vincono i ribelli: sfiduciato il presidente Giorgi

Sei ore di assemblea salta anche il Cda. Tra i motivi il prezzo basso. dell’uva pagato ai soci

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Oltre sei ore di assemblea per una drastica svolta nel colosso Terre d’Oltrepo, la più grande cooperativa vinicola della Lombardia. Approvata, infatti, la mozione di sfiducia nei confronti del presidente e del CdA che, pure, era stato rinnovato due anni fa. Un dibattito acceso davanti ad una folta platea perché erano presenti circa 250 soci (in totale a Terre sono circa 700) e circa 200 erano le deleghe rilasciate da altri soci. Un solo punto all’ordine del giorno ovvero la mozione di sfiducia sottoscritta da 254 soci ad inizio dicembre scorso nei confronti del CdA e presidente Andrea Giorgi. Fra i motivi di insoddisfazione più evidenti il prezzo pagato, negli ultimi anni, per le uve conferite che più di un socio non ha esitato a definire palesemente insufficiente a coprire i costi di produzione. Avvisaglie di scontentezza c’erano state già nell’assemblea ordinaria di novembre scorso dove era stato approvato il bilancio al 30 giugno 2021 ma respinta la proposta di aumento del capitale sociale e quella di applicare sanzioni a carico dei soci che non avevano rispettato i criteri di conferimento (misura prevista dallo statuto). Il presidente Andrea Giorgi che, nei giorni scorsi, non aveva esitato a definire senza fondamento tecnico e giuridico la mozione di sfiducia, alla vigilia dell’assemblea di ieri aveva ribadito, con forza ed attraverso una newsletter recapitata a tutti i soci, la validità della strategia messa in atto per il rilancio di Terre d’Oltrepo dopo il difficile (ma generalizzato) periodo a causa della pandemia Covid che ha avuto con le chiusure di ristoranti e locali pubblici nel 2020 e 2021, pesanti ripercussioni sul settore vino. L’appello però, non ha convinto i "ribelli". Pierangela Ravizza