Terre d’Oltrepò, nel CdA adesso domina Casteggio

L’assemblea dei soci ratifica e rinforza la sfiducia nei vertici precedenti. Bosini e Bardone in “pole“ per la presidenza. Il marchio La Versa non si tocca

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di Pierangela Ravizza

Tutto secondo copione, anche nei numeri. Il nuovo CdA di Terre d’Oltrepò riflette (anzi migliora) la consistenza numerica dei soci (310) che avevano votato la mozione di sfiducia al precedente organismo esecutivo. Undici eletti con oltre 300 voti (record di Giulio Romanini, di Borgo Priolo, con 352) ed uno appena sotto. “Doppiato“ l’ex presidente Andrea Giorgi che non entra in CdA e che ha ottenuto 144 consensi, più o meno sulla stessa linea (153) di chi aveva votato contro la mozione di sfiducia. Insomma, la “svolta“ di gennaio è stata ampiamente ratificata dall’assemblea dell’altro ieri. "Credo molto nel valore dell’assemblea e se questa ha sancito che Giorgi non debba più essere il presidente, ne prendo serenamente atto", ha detto Andrea Giorgi. I consiglieri per il prossimo triennio saranno: Emilio Bosini, Enrico Bardone, Giulio Romanini, Daniele Gabetta, Walter Dellabianca, Mario Cocchi, Antonio Morini, Davide Cristina, Andrea Boni, Carlo Guarnaschelli, Stefania Covini, Davide Scabini e Alberto Cazzulani (quest’ultimo membro di diritto in rappresentanza di Confcooperative). Una rappresentanza delle diverse aree di produzione dei soci anche se – in termini di consensi – c’è una più marcata affermazione del Casteggiano rispetto a Broni e soprattutto alla Valle Versa. Mercoledi prossimo, alle 10, il CdA si riunirà per nominare presidente e vice presidente. In pole position ci sono il bronese Emilio Bosini, socio storico, con un passato anche come consigliere comunale a Broni ed il casteggiano Enrico Bardone, già amministratore delegato di Snamprogettibiotecnologie SpA (Gruppo Eni) e titolare di un’azienda viticola. Sarà, stando alle indiscrezioni, una diversa impostazione rispetto alla precedente perché l’obiettivo è quello di avere un super manager come direttore generale e comunque anche il vice presidente avrebbe importanti deleghe.

Smentite possibili e immediate “rivoluzioni“ e non ci sarà la vendita del marchio “La Versa“: "fondamentale per valorizzare la qualità e crescere sul mercato, ma non per svendere bottiglie a tre euro", chiosa Emilio Bosini. Alcune modifiche negli assetti organizzativi, però, non sono da escludere soprattutto per quanto riguarda la gestione e il bilancio oggi “zavorrato“ da 18 milioni di debiti. Ad esempio tre impianti (Broni, Casteggio e Santa Maria della Versa) potrebbero essere troppi per un’azienda che fattura 35 milioni di euro. Esclusi, però, ridimensionamenti negli organici (circa 80 dipendenti). Non dovrebbero esserci ripercussioni, invece, sul Consorzio Tutela Vini Oltrepò di cui Terre d’Oltrepò è il socio più rilevante (le quote sono calcolate in funzione dei bollini rilasciati) e dove, due anni fa, l’avvicendamento al vertice, prima della scadenza naturale del mandato, era scaturito anche da una decisa presa di posizione dell’allora presidente di Terre, Andrea Giorgi.