Pavia, trasferimento dei sinti: "Possibile profilo discriminatorio"

Segnalazione all'Ufficio per il contrasto alle discriminazioni della presidenza del Consiglio dei ministri

Il campo nomadi di piazzale Europa in cui dal 1984 vivono 265 persone

Il campo nomadi di piazzale Europa in cui dal 1984 vivono 265 persone

Pavia - È stata segnalata all’Unar, quale Ufficio per il contrasto alle discriminazioni della presidenza del Consiglio dei ministri la decisione della Giunta di Pavia di trovare una nuova collocazione in città per la comunità dei sinti. "Abbiamo chiesto di valutare l’eventuale profilo discriminatorio nella decisione di realizzare un nuovo insediamento monoetnico sul territorio di Pavia e, in caso affermativo, di intraprendere le opportune misure – ha fatto sapere attraverso una nota l’associazione 21 luglio, che svolge attività di analisi e studio sulle condizioni delle comunità rom e sinte attraverso la produzione di rapporti nazionali e internazionali –. Realizzare oggi un nuovo insediamento monoetnico rappresenta un’azione ormai riconosciuta universalmente come discriminatoria perché finirebbe con il tradursi, a fronte della legittima necessità di spostare famiglie da uno spazio abitativo a un altro, nel fornire un’alternativa abitativa “speciale”, riservata esclusivamente a un gruppo etnico".

Per questo motivo l’associazione ha espresso un giudizio critico sulla scelta del Comune di Pavia di realizzare un nuovo campo sinti nel quale trasferire le famiglie (265 persone) residenti dal 1984 nell’insediamento di piazzale Europa. "L’insediamento insisterebbe su un terreno di circa 8.600 metri quadrati all’estrema periferia orientale di Pavia – ha aggiunto la nota –, in prossimità della tangenziale est. Tale azione appare segnata da un forte carattere discriminatorio oltre che in netta controtendenza rispetto a quanto registrato negli ultimi anni in Italia". Secondo l’Associazione 21 luglio "realizzare un nuovo campo sinti a Pavia - prosegue il comunicato - appare in contrasto con gli obiettivi che il governo italiano ha fatto propri. E anche l’Unar ha espressamente dichiarato che la politica dei campi nomadi ha alimentato negli anni il disagio abitativo fino a divenire da conseguenza, essa stessa presupposto e causa della marginalità spaziale e dell’esclusione sociale per coloro che subiscono una simile modalità abitativa".