Chiese, ponti distrutti, mezzi militari e relitti: il Po parla del passato

A Pavia riemerge la frazione spazzata da una piena nel 1926 e nel Mantovano cingolati e viadotti di barche della Guerra. Fra Lodi e Cremona il cranio di megalocero di 9mila anni fa

Sulle sponde fra Gualtieri e la Lombardia riemerge la chiatta per le merci affondata

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Chignolo Po (Pavia), 19 luglio 2022 - L’alluvione del 1926 l’aveva portata via e ora una secca storica del Po restituisce i resti di un’antica chiesa degli inizi del ‘500. Quello che rimane dell’edificio spazzato via insieme alle abitazioni della piccola località di Gabbiane che aveva 108 abitanti e apparteneva a Monticelli, fino a poco tempo fa si poteva vedere osservando bene sotto il pelo dell’acqua, mentre ora un pezzo di storia del paese è emerso. ​Raggiungendo in barca la zona non distante dalla foce del Lambro, si vedono parti di fondamenta e della pavimentazione di quello che doveva essere il punto di riferimento di una piccola comunità distrutta dall’esondazione di quasi un secolo fa.

Allora sembra che soltanto cinque famiglie di Gabbiane si siano salvate e abbiano fondato Bosco, frazione di Chignolo che ha una novantina di abitanti. E quella della chiesetta non è l’unico pezzo di storia restituito dal Grande Fiume, che sta attraversando la più grande crisi idrica degli ultimi settant’anni. A Sermide, un piccolo centro in provincia di Mantova al confine con il Veneto e vicinissimo anche all’Emilia, è stato ritrovato un veicolo militare semicingolato, relitto dell’esercito nazista. Si sapeva che fosse in zona, i residenti più anziani raccontavano come nel dopoguerra venisse usato come trampolino per i tuffi nel fiume, ma le ricerche non avevano dato esito.

Abbandonato sulla costa meridionale del Po nell’aprile del 1945 dai tedeschi, che in assenza di ponti dovevano trovare un modo diverso per attraversare il fiume, era stato cercato per anni e solo ora è riaffiorato. Nella stessa zona sono riemersi pure i resti di un ponte di barche che collegava la sponda lombarda e quella veneta del Po, da Sermide a Castelnovo Bariano, in provincia di Rovigo. Già da quattro mesi poi fra Gualtieri, in provincia di Reggo Emilia, e la lombarda Correggioverde sono emersi i relitti di due bette, galleggianti che venivano usate per il trasporto di materiale sul fiume. Tra i comuni di Canneto in provincia di Mantova e Calvatone (Cremona) il fiume Oglio ha restituito un sito di palafitte che risalirebbero all’Età del Bronzo, tra il 1800 e il 1600 avanti Cristo. Il ritrovamento è stato segnalato alla Soprintendenza a che ha preso l’area in carico.

A Pavia, invece, sono completamente riemersi i resti del vecchio ponte d’epoca romana, distrutto durante la seconda guerra mondiale. E anche scheletri di mammut, lupi e bisonti emergono dalla grande secca. Ultimo ritrovamento, la testa di un megalocero, noto anche come cervo gigante. L’enorme teschio è spuntato da uno degli spiaggioni di Isola Serafini, tra Spinadesco in provincia di Cremona, la piacentina Monticelli d’Ongina e Castelnuovo Bocca d’Adda (Lodi). Le analisi lo datano a9.000 anni fa.