"Scuola, tornare in presenza non è sempre una festa"

Scuola, famiglie ed educatori si interrogano sull’isolamento che ha inghiottito gli studenti in questi mesi

Una lezione in dad

Una lezione in dad

Solitudine: è questa la condizione che meglio descrive gli adolescenti in tempo di Covid. Un sentimento che sta diventando sempre più pesante da sopportare perché manca la scuola, mancano gli amici, lo sport, le attività. Tutto arriva attraverso uno schermo che rende difficile per un ragazzo distinguere ciò che è reale dal virtuale. Il tema è stato trattato ieri nel corso di un incontro rivolto alle famiglie e agli educatori su "L’isolamento sociale degli adolescenti tra Covid e Dad". Organizzato da Fondazione Costantino e Aldia cooperativa sociale, grazie al progetto Fare #BeneComune ha messo a confronto psichiatri, psicologi, genitori e dirigenti scolastici. "Alla Dad manca la scuola - ha detto Cristina Comini, dirigente dell’istituto professionale Cossa che conta 1700 alunni e 300 dipendenti -. Abbiamo perfezionato la didattica, ma per i ragazzi la scuola è una delle poche certezze. Qualunque cosa accada nel loro mondo, la scuola c’è". E a scuola c’è la socialità.

«Le classi migliori - ha aggiunto la preside - sono quelle in cui i ragazzi fanno gruppo. Anche durante le interrogazioni si sostengono, mentre oggi regna la solitudine. E quella ragazza che è stata interrogata bendata rappresenta il massimo della solitudine. Isolata da tutto lei e isolato il docente in un rapporto di fiducia che si è incrinato". Ansia e depressione sono alcuni dei problemi che i ragazzi stanno accusando anche adesso che la scuola riprende. "Non sempre tornare a scuola in presenza è una festa - ha proseguito Cristina Comini -. Ho ricevuto diverse richieste per continuare con la Dad ed evitare ciò che la scuola comporta". "Gli adolescenti - ha sottolineato la psicologa e presidente del centro Eos Claudia Jasmin Marelli - vivono un’inadeguatezza quando sono offline e un’adeguatezza quando si connettono. Sono entrati in piazze virtuali che sono performanti, ma manca il processo di individuazione". Alla fine di tutta l’esperienza della didattica a distanza, poi è probabile che non solo i ragazzi dovranno interrogarsi, ma anche i docenti alcuni dei quali potrebbero decidere di cambiare mestiere.