Sannazzaro, vita e paure nel paese del petrolio

Nelle case ai piedi della raffineria fra lavoro e danni

Pino Fiorelli titolare del ristorante

Pino Fiorelli titolare del ristorante

Sannazzaro (Pavia), 19 settembre 2019 - Un giorno dopo l’esplosione alla raffineria Eni, a Sannazzaro de’ Burgondi è tornato il silenzio di sempre. Strade tranquille, qualche genitore con bambini in piazza, persone sedute nei bar del centro. Ma non è difficile, nel panorama della vita quotidiana, ritrovare le piccole cicatrici dell’ultimo imprevisto all’ombra del grande impianto, il boato scattato alle sei e mezzo del mattino, la colonna di fumo e i danni. Un allarme durato solo dieci minuti che ha provocato ancora inquietudinePino Fiorelli , il titolare dell’albergo ristorante Garibaldi cui l’onda d’urto dell’esplosione ha distrutto una vetrata, mostra tre secchi colmi di schegge: «Fosse successo poco più tardi, quando io mi siedo come ogni mattina alla reception per controllare le email, sarei morto». Gli operai ieri avevano cambiato il vetro di tre metri per tre, lui ha presentato segnalazione in Comune e chiederà il risarcimento della spesa: «Io ho sangue freddo, ma questa volta è stato tremendo: lo scoppio e anche la rottura del vetro. In raffineria sono molto rigidi sulle misure di sicurezza, però ogni tanto succedono queste cose». Perché non è stata la prima volta: nel 2016 il grande incendio che ha distrutto l’impianto Est, poi l’incidente del febbraio 2017. Poi, martedì l’esplosione nell’impianto di gassificazione. La raffineria è una presenza costante in un modo o nell’altro nelle vite dei sannazzaresi. Chi lo teme e chi lo benedice per il lavoro che offre, in questo pezzo di terra a due passi dal Po. «Il paese non è turistico, è visto come un centro di lavoratori», spiega Fiorelli che tra i clienti ha soprattutto dipendenti dell’impianto. Un residente che chiede l’anonimato racconta: «Per il territorio è importante, ogni famiglia del luogo ha almeno una persona che lavora lì dentro. Diciamo che con la raffineria ci conviviamo. Io non ho il senso di paura ma so che tanti vogliono andare via, soprattutto se sono persone che non sono nate. Sentito il botto pensavamo fosse una cosa molto più grave». Una donna di ottant’anni abita fuori città ma frequenta Sannazzaro da oltre mezzo secolo: «Io ho una casa qui che nessuno vuole comprare, non riesco a venderla. L’esplosione? Penso che succederà ancora». Intanto, per far chiarezza sull’accaduto il primo cittadino Roberto Zucca ha organizzato per il 3 ottobre una riunione della Commissione salvaguardia ambientale, di cui fanno parte anche i rappresentanti del colosso petrolifero Eni: «Quando c’è un impianto così sul territorio è normale che ci possa essere apprensione, ma noi facciamo il possibile per garantire la sicurezza», ha commentato il sindaco a proposito dei timori espressi dai cittadini. E la vita all’ombra delle ciminiere impennacchiate di fumo è già ripresa. I cocci di vetro sono già spariti: è un giorno normale.