Uccidere un giornalista attenta anche alla libertà: 20 anni al soldato ucraino

La sentenza per la morte del reporter pavese Andrea Rocchelli

 Andrea Rocchelli ucciso a 30 anni  il 24 maggio 2014

Andrea Rocchelli ucciso a 30 anni il 24 maggio 2014

Pavia, 13 luglio 2019 - Con l'impassibilità di un soldato, Vitaliy Markiv ha ascoltato ieri la sentenza che l’ha condannato a 24 anni di reclusione. «Gloria all’Ucraina», ha poi urlato nella lingua dell’ex paese sovietico. «Gloria agli eroi», hanno replicato i suoi sostenitori presenti in aula. Si è concluso così il processo di primo grado per la morte del fotoreporter pavese Andrea Rocchelli, ucciso a trent’anni il 24 maggio 2014 vicino a Slovianks, nell’Ucraina orientale. Markiv, sergente della Guardia nazionale ucraina, è stato ritenuto colpevole dell’omicidio. Il pm Andrea Zanoncelli aveva chiesto 17 anni di reclusione: la Corte d’Assise non ha riconosciuto le attenuanti generiche. La Corte ha anche stabilito il risarcimento, in solido con lo Stato ucraino, di 5.000 euro per Fnsi e Agl-Associazione lombarda giornalisti e 10.000 euro per Cesura Lab, il collettivo fotografico di cui Rocchelli faceva parte. Rinviati a separato giudizio civile i risarcimenti per i familiari della vittima, il papà Rino Rocchelli, la mamma Elisa Signori, la sorella Lucia Rocchelli e la compagna Maria Chiara Ferrari.

La mamma della vittima ha espresso «tanta riconoscenza» per gli inquirenti: «È una sentenza importante, che rende giustizia ad Andrea e ai giornalisti che rischiano la vita per raccontare la verità». Rocchelli si era recato in Ucraina per documentare le condizioni dei civili nel conflitto tra nazionalisti e separatisti filorussi. Alle porte della città di Sloviansk fu ucciso insieme al giornalista russo Andrei Mironov per un attacco a colpi di mortaio, in cui rimase ferito anche il reporter francese William Roguelon. «È stato un processo molto impegnativo, che ha richiesto un dispendio di energie notevoli», ha spiegato il procuratore della Repubblica, Giorgio Reposo. Per Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario e presidente della Fnsi e Paolo Perucchini, dell’Agl, «è illuminante che i giudici abbiano voluto riconoscere come siano stati colpiti anche l’articolo 21 della Costituzione e il diritto dei cittadini a essere informati, disponendo un indennizzo per Fnsi e Alg».