Ricatto sessuale all’ex parroco Condannato a tre anni e mezzo

Il 35enne era accusato di un’estorsione andata a segno e una tentata ai danni di don Mario

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di Nicoletta Pisanu

Tre anni e sei mesi di reclusione a Mirko Casagrande, trentacinquenne italiano, per un’estorsione andata a segno e una invece tentata ai danni dell’ex parroco di Cava Manara don Mario Cardinetti. La condanna, stabilita ieri in tribunale a Pavia dalla giudice Elisa Centore, ha accolto la richiesta della pm Lara Carrara, che aveva chiesto la stessa pena. Il risarcimento nei confronti di don Mario sarà disposto in separato giudizio civile, ma intanto è stata decisa una provvisionale da quattromila euro.

Secondo le accuse, i ricatti sarebbero consistiti in richieste di denaro al sacerdote, alludendo alla possibilità di rivelare pubblicamente episodi di natura intima. Casagrande avrebbe intimorito il sacerdote, chiedendo soldi in cambio del proprio silenzio per evitare scandali. Tra marzo e novembre 2015 don Mario avrebbe staccato assegni per un totale di 6.300 euro: prima aveva versato 3.900 euro e in seguito, sopraggiunta la richiesta dell’ingente somma di 12.000, altri 2.400 euro.

Poi la vicenda era venuta a galla, in quanto don Mario Cardinetti era stato sottoposto a perquisizione nell’ambito dell’indagine della Dda di Milano su un presunto adescamento di minori, una vicenda per cui nelle scorse settimane il sacerdote è stato condannato a nove mesi di reclusione, mentre è stato assolto dall’accusa di detenzione di materiale pedopornografico.

Riguardo al processo appena concluso con la condanna del presunto estorsore, procedimento in cui Cardinetti era parte civile, il legale del sacerdote Marco Casali ha commentato: "Il giusto epilogo di una vicenda delicata".

Non è la prima volta che Cardinetti è parte offesa in un processo per estorsione: l’anno scorso la Cassazione ha confermato in via definitiva la condanna a 4 anni per Abdellatif Eddari, accusato di aver estorto decine di migliaia di euro al parroco. Anche in questo caso la situazione era emersa nel 2015 e la natura delle intimidazioni era la stessa, cioè pagare per evitare che fosse reso pubblico il loro rapporto.