Pavia, reporter ucciso? "È la guerra"

Si apre davanti al gup il caso di Andy Rocchelli, il fotografo caduto in Ucraina L’accusato: "Sono un soldato e in quella zona si combatteva"

Andrea Rocchelli (Ansa)

Andrea Rocchelli (Ansa)

Pavia, 16 maggio 2018 - «Facevo il soldato. E in quella zona si combatteva, c’era la guerra. Io sono innocente». Non si assume alcuna responsabilità e non sceglierà un rito alternativo per l’eventuale processo Vitaliy Markiv, l’italo-ucraino che domani mattina sarà davanti al gup di Pavia per l’udienza preliminare sull’omicidio di Andrea Rocchelli, fotoreporter che è stato ucciso mentre era impegnato in un servizio da inviato sulla guerra civile in Ucraina.

Andy, come tutti lo chiamavano, aveva trent’anni. Era su un’auto il 24 maggio 2014, nei pressi della città di Slovjansk, nel distretto di Donetsk, area a maggioranza russofona in cui si svolgevano combattimenti. Da una parte le milizie ucraine di cui Markiv faceva parte, dall’altra i ribelli filorussi. Proiettili di mitra, poi un tiro micidiale di mortaio a distanza di due chilometri. L’auto viene centrata e Rocchelli muore insieme al suo interprete, il russo Andrei Mironov, ferito in modo grave il giornalista francese William Roguelon. Ora per la morte del reporter è accusato Markiv, arrestato l’anno scorso a Bologna mentre era tornato a visitare la madre. Per i magistrati di Pavia, quelli che hanno ucciso Andrea non erano proiettili vaganti. Ma il frutto di un tiro preciso e deliberato. Una ricostruzione che per il legale di Markiv, che ha doppia cittadinanza italiana e ucraina, non sta in piedi. «Durante la guerra serviva come soldato della Guardia nazionale ucraina, era regolarmente arruolato e stipendiato dal Ministero della difesa ucraino – spiega Raffaele Della Valle –. Aveva deciso di partecipare alla guerra per senso di responsabilità verso la sua patria. Quanto accaduto è successo su un fronte di guerra, qui sparavano anche i filorussi.

Vitaliy sta male, è dispiaciuto per quanto accaduto, ma riteniamo la vicenda non sia da imputare a lui». L’avvocato sottolinea come «non abbiamo intenzione di scegliere un rito alternativo: in seguito alla decisione del Gup la vicenda si chiuderà col proscioglimento o affronteremo serenamente il dibattimento». La difesa rinuncerebbe quindi alla possibilità di ottenere uno sconto di pena in caso di condanna, scegliendo di non avanzare richiesta di giudizio abbreviato. Della Valle ha raccontato di aver svolto «indagini difensive sul posto». «Abbiamo fatto sopralluoghi per vedere le trincee e abbiamo raccolto le testimonianze dei commilitoni di Markiv per provare la sua estraneità ai fatti. Se si andrà al processo, ci saranno molti aspetti da approfondire».