"Ragazzini rimasti senza sorriso E anziani fragili da far tenerezza"

Storie dal confine ucraino raccontate da Daniela Ovadia che dall’Ateneo è accorsa a prestare soccorso medico

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di Manuela Marziani

Ragazzini che non sorridono più e anziani che fanno un’enorme tenerezza. Daniela Ovadia, condirettrice del Neuroscience and society lab del Dipartimento di scienze del cervello e del comportamento dell’Università di Pavia, si trova a Medyca, tra Polonia e Ucraina, dove presta soccorso medico a chi riesce a superare il confine.

"La tenda rifugio è riservata a donne e bambini, ma i minorenni con madri sono ammessi – racconta – Quel che stringe il cuore è vedere ragazzini di 13-14 anni con madri e sorelle, spesso con bebé al seguito, dei quali si sentono responsabili. A convincerli a partire sono stati padri e fratelli bloccati in Ucraina, che hanno affidato loro le donne di famiglia". Piccoli ometti, mentre gli anziani sono più fragili e disorientati.

"Una signora è arrivata l’altra sera, gelata – aggiunge la docente – L’abbiamo avvolta nelle coperte, reidratata, ma continuava a piangere. Allora le ho riempito una bottiglia con acqua bollente da tenere in grembo e ho trovato una volontaria che parla ucraino per stare con lei e farsi raccontare dei suoi campi, della casa e degli animali. L’ho accompagnata in bagno: qui ci sono i water scavati nel terreno, aperti su una fossa di liquami. Non c’è acqua corrente, e meno male che il Covid ci ha abituati al gel disinfettante. La sera prima prima abbiamo visitato una donna in un albergo dismesso. Ha 75 anni, un intenso dolore alla schiena. Viene da un paesino vicino a Kharkiv, per tre settimane ha dormito per terra in cantina. Ce l’ha raccontato con le lacrime agli occhi e una speranza: “Ora vado in Israele“".

Una ragazza con un bambino, invece, pensa di tornare presto a casa e lo confida a Daniela Ovadia quando lei le offre un peluche per il piccolo nel passeggino: "Non può ancora giocarci, ci ha detto. Per quando potrà usarlo, saremo di nuovo a casa".