Pavia, quando il furto diventa un’opera d’arte

I carabinieri mettono fine alla triangolazione di beni rubati. Nei guai un antiquario, truffati gli ignari compratori che hanno perso tutto

Il traffico tra Venezia, Piacenza e Pavia

Il traffico tra Venezia, Piacenza e Pavia

Vidigulfo (Pavia), 20 febbraio 2020 - L’arte non è solo quella delle grandi cattedrali e dei musei. Opere di grandi autori (e di valore) in un Paese ricco di storia come l’Italia si nascondono spesso in anonime chiesette di campagna, parrocchiali di villaggi sperduti nelle pianure o sulle montagne. Tracciarle è difficile, forzare serrature arrugginite e porte poco sorvegliate è spesso un gioco da ragazzi. E il principale sistema per approvvigionare il mercato illegale del bello è quello delle razzie in provincia. Lo conferma l’ultima operazione dei carabinieri, che è scattata ieri nel Pavese, ma che ha toccato anche il Veneto e l’Emilia. E che naturalmente lambisce la Gran Bretagna, dove le case d’asta macinano utili grazie a oggetti in arrivo da ogni parte d’Europa. Un antiquario di Vidigulfo è stato denunciato, in stato di libertà, per il reato di ricettazione.

Ieri mattina , infatti, i militari del nucleo Tutela patrimonio culturale di Venezia hanno reso noto l’esito dell’operazione che ha portato al recupero di 5 opere di arte sacra rubate nel 2013 dalla chiesa di Sant’Ilario vescovo, una chiesa della piccola frazione Rallio di Montechiaro, nel comune di Rivergaro (in provincia di Piacenza). Si tratta di un crocifisso in legno alto più di due metri, con scultura di Gesù Cristo alta poco meno di un metro, opera di uno scultore emiliano tuttora anonimo, ma che ha operato a cavallo tra ‘700 e ‘800; due cornici intagliate, di bottega piacentina del XVIII secolo, la cui parte interna a stampa era stata sostituita con specchi; e 3 coppie di candelieri, in legno intagliato e argentato, un paio dell’Ottocento e gli altri del Settecento.

Non capolavori assoluti della storia dell’arte, ma pregevoli oggetti che sul mercato dell’antico si vendono bene. Specie se di provenienza illecita e quindi dal costo molto basso per chi li rivende. "Nel corso delle indagini – spiegano i carabinieri – è stato possibile accertare che i beni dopo il furto e la ricettazione erano stati illecitamente esportati all’estero, dove venivano commercializzati in una nota fiera dell’antiquariato inglese.

A seguito di ulteriori transazioni e compravendite le opere erano state reintrodotte sul mercato italiano", raccontano i militari. Ma proprio qui sono intervenuti gli esperti dell’Arma. "Le opere sono state individuate e recuperate nei territori delle province di Venezia, Milano e Pavia", conclude la nota del Nucleo tutela patrimonio culturale. I beni recuperati sono stati riconosciuti dal legittimo proprietario e la competente autorità giudiziaria ha già disposto la loro restituzione.

Le altre persone coinvolte nelle transazioni sono collezionisti ignari della provenienza furtiva delle opere, che le avevano regolarmente acquistate e che quindi non sono risultate penalmente responsabili. Anzi, sono stati ingannati avendo pagato, anche a caro prezzo, oggetti che ora sono tornati alla proprietà della chiesa derubata.

Diversa la posizione dell’antiquario di Vidigulfo, al quale viene contestata invece l’accusa di ricettazione, nell’inchiesta coordinata dalla Procura di Pavia, alla quale, insieme al Nucleo specialistico dei carabinieri di Venezia, ha collaborato anche l’Arma territoriale di Pavia. Alcune delle opere rubate sono state recuperate nel negozio e nella casa dell’antiquario.E lui, secondo militari e magistrati, era perfettamente a conoscenza della loro origine illegale e di questo dovrà rispondere.