Pavia, abusi sessuali sulla figlia minorenne: madre condannata anche in Appello

Fin da quando aveva 4 anni, la minorenne veniva abusata da due uomini con il coinvolgimento della donna, che ora dovrà scontare 7 anni di reclusione

I due uomini erano già stati condannati. La 56enne aveva scelto il rito ordinario

I due uomini erano già stati condannati. La 56enne aveva scelto il rito ordinario

Sette anni di reclusione, con l’accusa di aver avuto un coinvolgimento negli abusi sessuali perpetuati verso la figlia, all’epoca dei fatti minorenne. La Corte d’Appello di Milano ieri pomeriggio ha confermato la sentenza di primo grado nei confronti di una donna di 56 anni della provincia di Pavia, accusata di violenza sessuale in un più ampio contesto di abusi verso la figlia che hanno visto, nel corso degli anni, anche il coinvolgimento di un vicino di casa di 74 anni e il di lui fratello. I due uomini erano già stati condannati, il primo con rito abbreviato nel 2015 a cinque anni di reclusione, il secondo nel 2019 aveva invece patteggiato due anni di reclusione.

La donna invece aveva scelto di essere giudicata con rito ordinario. Secondo le accuse, le violenze nei confronti della parte offesa si sono verificate tra il 2003 e il 2012, a partire dal periodo in cui la vittima aveva solo quattro anni e viveva con la madre in un comune della provincia di Pavia. Sembra che la madre approfittasse dei momenti in cui era sola con lei per toccarla nelle parti intime, ma la vicenda si contestualizza in un più ampio ambito di molestie che includeva anche le azioni dei due uomini.

Tutta la storia era venuta a galla quando la giovane, cresciuta, si era confrontata con una coetanea raccontando certi atteggiamenti e poi aveva confidato l’accaduto alla nuova compagna del padre. Da lì era scattata la denuncia della ragazza, oggi maggiorenne, e gli inquirenti avevano approfondito la vicenda indagando sulla situazione, portando così alla luce gli anni di abusi subiti dalla giovane e incriminando i tre coinvolti, che poi avevano scelto percorsi processuali differenti. La giovane si è costituita parte civile al processo contro la madre ed è stata assistita dall’avvocata Francesca Timi: "Siamo contente della conferma della sentenza di condanna", ha dichiarato la legale. Ora l’imputata, che è in stato di libertà, avrà la possibilità di ricorrere in terzo grado, presentando ricorso in Cassazione.