Vigevano, il racconto di Madre Maria: quando passò Papa Ratzinger e uscimmo dalla clausura

Il 21 aprile del 2007 Benedetto XVI arrivò a Vigevano in visita pastorale. La superiora delle Sacramentine: il giorno dopò ci telefonò per ringraziarci

Vigevano (Pavia), 5 gennaio 2023 - Un’uscita straordinaria dalla clausura. Un pomeriggio memorabile quello di sabato 21 aprile 2007. Ancora più indimenticabile la telefonata, poche ore dopo: Benedetto XVI ringraziava le suore di Vigevano per il dono, che lo aveva colpito e commosso, e chiedeva come fosse nata l’idea e come fosse stata realizzata. Madre Maria Amore Plena era la superiora delle suore Sacramentine (per esteso l’ordine delle Adoratrici perpetue del Santissimo Sacramento), nel monastero di clausura di via Trento. All’anagrafe Paola Bianchi, originaria di Pavia, studi di medicina, è rimasta nella città ducale dal 1957 al 2016. Oggi è con le Sacramentine di Roma.

Madre Maria, come viveste la venuta di Papa Ratzinger a Vigevano e il suo passaggio davanti al monastero? "Anzitutto nella nostra spiritualità. La cosa che ci toccò particolarmente, come comunità, fu l’apprezzamento del Papa per il dono che gli avevamo fatto".

Di che dono si trattava? "Una icona a libro. Un dittico: da una parte l’immagine di San Giuseppe e dall’altra quella di San Benedetto, i patroni di Papa Ratzinger. Sul frontespizio l’intestazione al Santo Padre. L’idea era venuta così, parlando fra di noi della visita del Papa a Vigevano. Ci pareva la cosa più espressiva. Avevamo allegato una lettera a nome della nostra comunità. Il Papa era appena rientrato a Roma e subito ci volle telefonare. Chiamò direttamente. Parlava il segretario, ma Papa Benedetto gli era vicino. Il segretario diceva le cose e faceva le domande che gli suggeriva il Papa. Parlò con me, proprio con me. Ci chiese se eravamo state noi a realizzare l’icona. L’avevamo fatta dal niente. Avevamo dato le misure del materiale e basta. Per tutto il resto ci eravamo arrangiate. Il Papa espresse l’apprezzamento per la profondità del dono, la sua spiritualità".

Come lo consegnaste al Papa? "Lo confezionammo e lo facemmo arrivare in Vescovado. Il vescovo aveva comunicato che i doni sarebbero stati consegnati lì".

Il monastero come si preparò? "Anzitutto con la preghiera. La nostra cancellata era infiorata in bianco e giallo, i colori del Vaticano. Avevamo esposto uno striscione con la scritta: ‘Grazie, Santo Padre’. Fu un passaggio rapido. C’era stato un ritardo, i tempi erano stretti. Eravamo in attesa sul sagrato della nostra chiesa. Era una eccezione che uscissimo. Il papa passò, salutò, benedisse, benedisse ampiamente".

Cosa vi lasciò quella giornata? "L’arrivo del Papa e di un Papa della statura di Benedetto XVI fu per noi un nutrimento spirituale. Mi fa piacere che in questi giorni ne sia stata messa in evidenza la statura come quella del teologo più importante del suo secolo. E’ stato un magistero donato da Dio all’Uomo. Oggi, purtroppo, c’è una carenza di spiritualità. Papa Benedetto ha dato tutto alla Chiesa. Il suo è stato un approfondimento teologale non indifferente. Sarà un ammaestramento per tutta l’umanità".

Un grande capitolo nella storia delle Sacramentine a Vigevano. Una storia iniziata ufficialmente il 5 giugno del 1876 nel monastero in via Deomini. Una giornata memorabile per tutta Vigevano. Don Emilio Pastormerlo, direttore del settimanale “L’Araldo lomellino“, conserva il ricordo di un episodio che in un certo modo anticipò l’evento: "L’annuncio ufficiale della visita del Papa a Vigevano fu l’8 dicembre del 2006. L’anno prima eravamo a Roma come giornali diocesani. ‘Santità, dissi al Papa, l’aspettiamo a Vigevano’. ‘Sì, riprendo da dove Giovanni Paolo II ha lasciato’, rispose.

Vigevano era l’unica diocesi lombarda che Papa Wojtyla non aveva visitato. In Vescovado gli avevamo fatto trovare una torta con scritto ‘16 aprile’, il compleanno di Papa Benedetto, pochi giorni prima. Gli chiesi una preghiera per mia mamma, nata nello stesso giorno". Incancellabile anche il ricordo di Giulia Zago: “Dovevo ancora compiere diciotto anni. Facevo da raccordo fra gli insegnanti di catechismo e gli scout. Con gli scout avevamo scelto le canzoni da fare e come gestire l’animazione. Quando il Papa si affacciò dal balcone del Vescovado ed esordì con un ‘Cari giovani di Vigevano’, il mio primo pensiero fu: Si vede che ci vuole bene".