Omicidio Rocchelli, l’Ucraina: "Non l’ha ucciso il nostro soldato"

In vista dell’appello gli investigatori negano le responsabilità di Markiv condannato a 24 anni

Vitaly Markiv

Vitaly Markiv

Pavia, 1 settembre 2020 - Gli investigatori ucraini negano che il militare Vitaly Markiv possa essere il responsabile dell’uccisione del fotoreporter pavese Andrea Rocchelli e dell’attivista russo Andrei Mironov, morti il 24 maggio del 2014 nei pressi di Sloviansk, lungo la linea del fronte tra le forze ucraine e quelle separatiste filorusse del Donbass. Il militare della Guardia Nazionale Ucraina nel luglio del 2019 è stato condannato a 24 anni di reclusione dalla Corte di assise di Pavia per l’omicidio di Rocchelli. Il 29 settembre la Corte d’appello di Milano esaminerà il ricorso presentato dalla difesa di Markiv e proprio in vista di questa scadenza si è tenuto un briefing al ministero dell’Interno ucraino. 

Le autorità di Kiev hanno dichiarato che i soldati ucraini «in quel posto, erano armati soltanto con armi di tiro teso (cannoni o obici)», mentre «il giornalista è stato ferito mortalmente con pezzi di proiettili di mortaio». Per gli investigatori ucraini «nessun fuoco che avrebbe potuto causare l’evento tragico è stato fatto dalla collina Karachun» dove si trovava Markiv e da dove «non si vede il luogo del fatto». Altro fatto determinante per gli ucraini, la distanza tra il luogo dove si trovava in servizio Markiv e quello della morte di Rocchelli, stabilita in un chilometro e 760 metri e che mal si concilierebbe con le armi in dotazione.