Gigi Bici, quattro tentativi di estorsione. E la banda degli slavi è un depistaggio

Barbara Pasetti sotto sorveglianza già da novembre. Nessuna traccia di contatti con terze persone

Luigi Criscuolo

Luigi Criscuolo

Cura Carpignano (Pavia) - Una trama ancora oscura, ma con dei punti saldi. L’omicidio del 60enne Luigi Criscuolo, Gigi Bici come era conosciuto a Pavia per aver gestito un negozio di biciclette, resta un giallo da risolvere per la squadra Mobile e l’inchiesta della Procura, che nel massimo riserbo stanno cercando di far luce sull’accaduto tra l’8 novembre, giorno della scomparsa, e il 20 dicembre, giorno del ritrovamento del corpo alla frazione Calignano di Cura Carpignano, fuori dal cancello secondario della casa nella quale viveva, fino all’arresto del 20 gennaio, la 39enne Barbara Pasetti, portata nel carcere di Vigevano per l’accusa di tentata estorsione ma indagata anche per omicidio e occultamento di cadavere. Gli inquirenti non credono alla sua versione dei fatti, in base alla quale sarebbe ‘un mero messaggero’ di una banda di stranieri, russi o slavi dell’Est, che l’avrebbero solo usata per far arrivare le richieste estorsive ai familiari di Gigi Bici.

In realtà per l’accusa la tentata estorsione è tutta da ricondurre alla sola indagata e non hanno trovato riscontri né le presunte telefonate alle 3 di notte per la dettatura delle lettere né citofonate serali, quando la donna era già intercettata e tenuta sotto osservazione. La più compromettente delle 4 richieste estorsive, con cifre scese da 390mila euro a 350 e infine a 300mila, è quella recapitata ai famigliari di Criscuolo il giorno dopo il ritrovamento del cadavere, la stessa che Barbara Pasetti aveva simulato di aver scoperto nella propria cassetta delle lettere, mostrandola ai giornalisti insieme a una foto fatta al volto del cadavere, risultata poi scattata col suo stesso telefonino. La polizia ha infatti raccolto le prove che quella stessa lettera era stata inviata via mail, per farla stampare al negozio di copisteria nella galleria del centro commerciale Carrefour, il 13 dicembre, dunque 7 giorni prima del ritrovamento del cadavere. Ma chi l’ha scritta già sapeva che Gigi Bici era morto e anche che era stato ucciso con un colpo di pistola alla tempia ("Sparato in faccia"), particolare invece emerso poi con l’autopsia.

Già dalla fine di novembre Barbara Pasetti era sotto continuo monitoraggio, sia tramite intercettazioni che con servizi di osservazione, ma nelle indagini non è emersa nessuna presenza di ‘soggetti terzi’. Le richieste estorsive sono iniziate il 23 novembre, con il biglietto manoscritto consegnato dall’indagata a Ramon Cristian Pisciotta, amico di Gigi, che anziché portarlo ai famigliari è andato alla polizia. Sono poi proseguite con solleciti verbali allo stesso interlocutore il 27 e il 29 novembre. E le altre due lettere, entrambe fatte stampare nella medesima copisteria, quella fatta trovare l’1 dicembre nella cabina telefonica, stampata nella stessa mattinata, e quella trovata il 7 dicembre sotto lo zerbino della chiesa della Sacra Famiglia, stampata il giorno prima. Anche dal traffico telefonico sulle utenze dell’indagata (all’epoca non ancora intercettata) il giorno della scomparsa di Gigi Bici, non emergono contatti diversi da quelli con i propri famigliari, ad eccezione di una sola telefonata, ma della durata di 27 secondi, ricevuta da una donna di origini ucraine, residente in provincia di Grosseto.